Yeats colloca questo racconto nella sezione Sirene:
"La Sirena o, se si vuole usare il nome irlandese, la Moruadh o Murrúghach, da muir, mare, e oigh,
ragazza, non è infrequente, dicono, sulle coste più selvagge. Ai pescatori piace poco vederla, perché
vuol sempre dire burrasche imminenti. Le Sirene maschio (se si può usare questa espressione; io non ho
mai sentito il maschile di Sirena) hanno denti verdi, capelli verdi, occhi porcini e naso rosso; le loro
donne invece sono belle, pur con tutta la loro coda di pesce e le dita palmate come le zampe delle
anatre. A volte preferiscono i pescatori di bell'aspetto ai loro innamorati marini, e non si può biasimarle
troppo. Si dice che vicino a Bantry, il secolo scorso, vivesse una donna tutta coperta di squame come
un pesce, nata da un'unione di questo tipo. Alle volte escono dal mare e se ne vanno in giro per la
spiaggia sotto forma di piccole mucche senza corna. Nelle loro vere sembianze portano un cappello
rosso chiamato cohullen druith, in genere coperto di piume. Se questo viene loro rubato, non possono più
immergersi sott'acqua.
In ogni paese il rosso è il colore della magia, ed è sempre stato così, dai tempi più remoti. I cappelli
delle fate e dei maghi sono quasi sempre rossi."
venerdì 31 marzo 2017
domenica 26 marzo 2017
La Signorina Esperson, di Stephen Grendon
Ricordavo la signorina Esperson molto vagamente, quando lessi il suo cognome nella colonna dei necrologi di un giornale metropolitano. Suppongo sia sempre per queste vie misteriose che si creano ponti per i ricordi, specie per i ricordi d'infanzia, anche se poi non riusciamo a spiegare il flusso di pensieri che si intrecciano successivamente.
Nel caso della Esperson, forse fu la differenza tra la visione delle cose dell'uomo maturo e la visione delle cose del ragazzo che non ero più. Di sicuro era improbabile che esistesse un rapporto tra il gentiluomo appena defunto di nome Esperson, e la dolce vecchietta di quella piccola cittadina della Louisiana dove avevo trascorso tanta parte dell'infanzia.
Il fatto è che avevo dimenticato completamente la signorina Esperson. Erano dieci anni che non ripensavo più a lei, e l'imbattermi nella lettura del nome Esperson tra i necrologi fu assolutamente un caso di pura coincidenza. L'avevo appena scorso, così, distrattamente, quando dai recessi della mia memoria uscì improvvisamente l'immagine della signorina Esperson, e in un attimo mi ritrovai nelle vesti di un ragazzino di un'oscura cittadina della Louisiana.
Ecco la Esperson, alta, con la sua bizzarra faccia rettangolare, la mascella forte - quasi equina, a ripensarci adesso - e i suoi meravigliosi occhi scuri incastonati tra i capelli d'argento... Ecco la sua piccola "proprietà", circondata da filari di alberi e da un giardino di rose, separata dal resto della città, affacciata sulla strada ombrosa dietro al fiume che tracciava i confini della sua terra, quei prati che erano un vero paradiso per i fortunati bambini che vi arrivavano per caso... Ed ecco di nuovo quel terrore superstizioso così sciocco, agli occhi di un bambino. Perché la Esperson, che era di sicuro lo spirito della dolcezza incarnato e che non faceva del male a nessuno, avviandosi serenamente sulla strada del tramonto come si conveniva all'ultima superstite di una famiglia estinta, era vittima di una strana paura superstiziosa da parte della popolazione nera della città. Una paura oltremodo strana proprio perché era assolutamente infondata.
Nel caso della Esperson, forse fu la differenza tra la visione delle cose dell'uomo maturo e la visione delle cose del ragazzo che non ero più. Di sicuro era improbabile che esistesse un rapporto tra il gentiluomo appena defunto di nome Esperson, e la dolce vecchietta di quella piccola cittadina della Louisiana dove avevo trascorso tanta parte dell'infanzia.
Paul Hoecker
Il fatto è che avevo dimenticato completamente la signorina Esperson. Erano dieci anni che non ripensavo più a lei, e l'imbattermi nella lettura del nome Esperson tra i necrologi fu assolutamente un caso di pura coincidenza. L'avevo appena scorso, così, distrattamente, quando dai recessi della mia memoria uscì improvvisamente l'immagine della signorina Esperson, e in un attimo mi ritrovai nelle vesti di un ragazzino di un'oscura cittadina della Louisiana.
Ecco la Esperson, alta, con la sua bizzarra faccia rettangolare, la mascella forte - quasi equina, a ripensarci adesso - e i suoi meravigliosi occhi scuri incastonati tra i capelli d'argento... Ecco la sua piccola "proprietà", circondata da filari di alberi e da un giardino di rose, separata dal resto della città, affacciata sulla strada ombrosa dietro al fiume che tracciava i confini della sua terra, quei prati che erano un vero paradiso per i fortunati bambini che vi arrivavano per caso... Ed ecco di nuovo quel terrore superstizioso così sciocco, agli occhi di un bambino. Perché la Esperson, che era di sicuro lo spirito della dolcezza incarnato e che non faceva del male a nessuno, avviandosi serenamente sulla strada del tramonto come si conveniva all'ultima superstite di una famiglia estinta, era vittima di una strana paura superstiziosa da parte della popolazione nera della città. Una paura oltremodo strana proprio perché era assolutamente infondata.
sabato 25 marzo 2017
venerdì 24 marzo 2017
The Dark, o Pitch Pine, Figlia del Re di Norvegia
Quando, nel nostro Paese e nelle isole, arrivarono i Norvegesi per rivendicarne il possesso, e le loro incursioni divennero sempre più frequenti, con i crudeli saccheggi e i massacri a cui si abbandonavano ovunque sbarcassero, si guadagnarono la fama di essere una razza audace, coraggiosa, tenace, brutale, e senza scrupoli, e, più di ogni altra cosa, dedita alla stregoneria, agli incantesimi e alle fatture, e ad ogni sorta di empie conoscenze.
In particolare, la figlia maggiore del Re di Norvegia divenne tristemente famosa in quanto esperta di Magia Nera. Non vi era incidente o disgrazia che colpisse una persona cara, o una qualche rovina che abbattesse i nemici, o una buona sorte che riguardasse sia amici che nemici di cui non fosse ritenuta, in un modo o nell'altro, responsabile.
Abbey Edwin Austin
In particolare, la figlia maggiore del Re di Norvegia divenne tristemente famosa in quanto esperta di Magia Nera. Non vi era incidente o disgrazia che colpisse una persona cara, o una qualche rovina che abbattesse i nemici, o una buona sorte che riguardasse sia amici che nemici di cui non fosse ritenuta, in un modo o nell'altro, responsabile.
lunedì 20 marzo 2017
sabato 18 marzo 2017
The Pied Piper of Hamelin, Robert Browning - Illustrazioni di E. Le Cain
By famous Hanover city;
The River Weser, deep and wide,
Washes its wall on the southern side;
A pleasanter spot you never spied;
But, when begins my ditty,
Almost five hundred years ago,
To see townsfolk suffer so
From vermin, was a pity.
Rats!
They fought the dogs, and killed the cats,
And bit the babies in the cradles,
And ate the cheeses out of the vats,
And licked the soup from the cook's own ladles,
Split open the kegs of salted sprats,
Made nests inside men's Sunday hats,
And even spoiled the women's chats,
By drowning their speaking
With shrieking and squeaking
In fifty different sharps and flats.
The River Weser, deep and wide,
Washes its wall on the southern side;
A pleasanter spot you never spied;
But, when begins my ditty,
Almost five hundred years ago,
To see townsfolk suffer so
From vermin, was a pity.
E. Le Cain
Rats!
They fought the dogs, and killed the cats,
And bit the babies in the cradles,
And ate the cheeses out of the vats,
And licked the soup from the cook's own ladles,
Split open the kegs of salted sprats,
Made nests inside men's Sunday hats,
And even spoiled the women's chats,
By drowning their speaking
With shrieking and squeaking
In fifty different sharps and flats.
E. Le Cain
giovedì 16 marzo 2017
La Figlia dell'Orco, Luigi Capuana (Il Raccontafiabe)
'era una volta un Re che aveva due figli, uno buono
e l'altro cattivo. Quello buono era il Reuccio, e alla morte
del padre doveva essere Re.
La cosa non garbava al cattivo, e pensò di disfarsi del
fratello per diventare Re lui.
Un giorno gli disse: "Andiamo a caccia?"
E andarono.
Giunti in mezzo a un bosco, lontani dalle persone del séguito, cava fuori la spada e dà addosso al fratello, che non si aspettava quel tradimento. Credette di averlo ucciso. Coprì con erbacce e rami di albero il corpo insanguinato, e tornò addietro.
A palazzo, il Re domandò:
"E tuo fratello?"
"Maestà, che disgrazia! Fu sbranato dalle fiere!"
Il povero padre ne fece un gran pianto. Dal dolore si ammalò, e dopo pochi giorni morì.
Il Reuccio, sotto le erbe e i rami, rinvenne; e cominciò a lamentarsi, a chiamare soccorso: "Aiuto, buoni cristiani, aiuto!"
Era già buio. Udendo rumore lì accosto, il poverino gridò più forte che poté: "Aiuto, buoni cristiani, aiuto!"
Sentì frugare tra l'erbe e i rami; poi, due manacce con tanto di ugne lo ghermiscono, lo levano di peso quasi fosse un fuscellino, e una lingua ruvida come una raspa gli lecca il sangue addosso:
"Oh che buon sapore! Oh che buon sapore!"
Il Reuccio, a quel vocione cupo cupo, rabbrividì:
"Povero a me! Son capitato alle mani dell'Orco!"
Un giorno gli disse: "Andiamo a caccia?"
E andarono.
Giunti in mezzo a un bosco, lontani dalle persone del séguito, cava fuori la spada e dà addosso al fratello, che non si aspettava quel tradimento. Credette di averlo ucciso. Coprì con erbacce e rami di albero il corpo insanguinato, e tornò addietro.
A palazzo, il Re domandò:
"E tuo fratello?"
"Maestà, che disgrazia! Fu sbranato dalle fiere!"
Il povero padre ne fece un gran pianto. Dal dolore si ammalò, e dopo pochi giorni morì.
Il Reuccio, sotto le erbe e i rami, rinvenne; e cominciò a lamentarsi, a chiamare soccorso: "Aiuto, buoni cristiani, aiuto!"
Era già buio. Udendo rumore lì accosto, il poverino gridò più forte che poté: "Aiuto, buoni cristiani, aiuto!"
Sentì frugare tra l'erbe e i rami; poi, due manacce con tanto di ugne lo ghermiscono, lo levano di peso quasi fosse un fuscellino, e una lingua ruvida come una raspa gli lecca il sangue addosso:
"Oh che buon sapore! Oh che buon sapore!"
Il Reuccio, a quel vocione cupo cupo, rabbrividì:
"Povero a me! Son capitato alle mani dell'Orco!"
martedì 14 marzo 2017
Nel 1284, un Uomo Misterioso Comparve nella Città di Hamelin
Quella che ho postato è la scarna versione dei Grimm (1812) di una leggenda nera tedesca spesso spacciata per fiaba. E, secondo la cultura distorta che ha devastato il racconto sacro delle fiabe, per cui una fiaba deve avere una morale, una fiaba deve trasmettere un monito, una fiaba deve contenere simbologie che neanche l'inconscio più raffinato e contorto potrebbe partorire, anche la "fiaba" del Pifferaio ha ricevuto il carico di una morale edificante: i cittadini di Hamelin vennero puniti a causa della loro avidità, della loro ingratitudine e della promessa tradita, della parola data e non rispettata.
Eleanor Fortescue Brickdale
Per non parlare dello "zoppetto" che arranca dietro la processione dei bambini e che assolve un'ulteriore funzione consolatrice: i bambini scomparsi non sono andati incontro ad un destino oscuro e terribile, ma sono stati condotti in un luogo meraviglioso quanto misterioso. Lo zoppetto, infatti, riesce a sbirciare nel varco apertosi nella parete della caverna sotto la montagna prima che si richiuda per sempre alle spalle dell'ultimo bambino e ha una rapida visione dello splendore di un luogo sconosciuto.
domenica 12 marzo 2017
I Bambini di Hamelin, (Il Pifferaio Magico), Grimm - Traduzione Mia
Tenggren G.
Nell'anno 1284, un uomo misterioso fece la sua comparsa nella cittadina di Hamelin. Indossava una palandrana multicolore ed una sciarpa sgargiante: ecco perché lo chiamarono The Pied Piper, il Variopinto Pifferaio. Sosteneva di essere un acchiappatopi, e promise che, in cambio di una certa somma di denaro, avrebbe liberato Hamelin da ogni sorta di topo o ratto. I cittadini strinsero un accordo con il Pifferaio e pattuirono una ricompensa. Allora, l'Acchiappatopi trasse un piccolo flauto da una tasca e prese a suonare. Immediatamente, topi e ratti sgusciarono fuori dalle case di Hamelin e gli si affollarono intorno. Quando il Pifferaio ritenne di averli radunati tutti, si incamminò alla volta del fiume Weser: continuava a suonare e i topi lo seguivano. Giunto sulle rive del Weser, entrò in acqua, e i topi precipitarono nelle acque vorticose e annegarono tutti.
venerdì 10 marzo 2017
Favola di Costantino Fortunato e della Gatta, G.F. Straparola
FAVOLA I.
rovavasi in Boemia una donna, Soriana per nome chiamata; ed era poverissima, ed aveva tre figliuoli, l'uno de' quali dicevasi Dusolino, l'altro Tesifone, il terzo Costantino Fortunato. Costei altro non aveva al mondo che di sostanzia fosse, se non tre cose, cioè un albuolo, nel quale le donne impastano il pane; una panara, sopra la quale fanno il pane; ed una gatta soriana già carica di anni. Venendo a morte fece l'ultimo suo testamento; ed a Dusolino suo figlio maggiore lasciò l'albuolo, a Tesifone la panara ed a Costantino la gatta.
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