Quella che ho postato è la scarna versione dei Grimm (1812) di una leggenda nera tedesca spesso spacciata per fiaba. E, secondo la cultura distorta che ha devastato il racconto sacro delle fiabe, per cui una fiaba deve avere una morale, una fiaba deve trasmettere un monito, una fiaba deve contenere simbologie che neanche l'inconscio più raffinato e contorto potrebbe partorire, anche la "fiaba" del Pifferaio ha ricevuto il carico di una morale edificante: i cittadini di Hamelin vennero puniti a causa della loro avidità, della loro ingratitudine e della promessa tradita, della parola data e non rispettata.
Eleanor Fortescue Brickdale
Per non parlare dello "zoppetto" che arranca dietro la processione dei bambini e che assolve un'ulteriore funzione consolatrice: i bambini scomparsi non sono andati incontro ad un destino oscuro e terribile, ma sono stati condotti in un luogo meraviglioso quanto misterioso. Lo zoppetto, infatti, riesce a sbirciare nel varco apertosi nella parete della caverna sotto la montagna prima che si richiuda per sempre alle spalle dell'ultimo bambino e ha una rapida visione dello splendore di un luogo sconosciuto.
In questa variante, la zoppìa, ovvero la disabilità, non rappresenta la salvezza, lo scampato pericolo, ma l'esclusione da un'avventura straordinaria, da un mondo meraviglioso. E questo aspetto non e' secondario esaminando le ipotesi sulla genesi del racconto e sulle sue radici storiche.
Le basi storiche della leggenda, in parte riportate dai Grimm:
"La fonte più antica a riguardo è una nota scritta in prosa latina attorno al 1430-1450 come aggiunta in un manoscritto del XIV secolo proveniente da Lüneburg, che si riferiva all'evento collocandolo circa 150 anni prima"*.
La vetrata della Chiesa del Mercato (Marktkirche) risalente al trecento, distrutta nel seicento, e, in seguito, ricostruita.
Il disegno di Augustin von Moersperg, del 1592, che riproduce la vetrata originale.
L'epigramma sul muro della cosiddetta Casa del Pifferaio.
La via Senzasuoni o Senzatamburi, la Bungelosenstrasse, la via che i bambini percorsero abbandonando per sempre Hamelin.
James Elder Christie
Le Ipotesi più diffuse.
La prima: il terribile ricordo di una Pestilenza.
Ipotesi suggestiva, riproposta in altri racconti, in letteratura, in cui il morbo si incarna in un misterioso personaggio, la Morte Rossa o la Morte Nera, che svela la propria sinistra natura. Anche se, qui, il Pifferaio sarebbe più l'araldo della Peste e/o lo Psicopompo dei bambini. Nonché il portatore dell'ultimo avvertimento, dell'ultima speranza: la liberazione dai topi, untori del morbo.
Ma: "... nel Medioevo ci sono state terribili epidemie di peste, la cosiddetta Morte Nera si scatenò nel 1348, e le prime tracce di peste non anticiparono il 1347. Come mai, allora, la nostra vicenda indica un altro anno? Gli studiosi che sostengono questa teoria parlano di scelta scaramantica. Dal momento che si temeva che il nominare o richiamare con precisione gli eventi sgradevoli potesse magicamente farli ritornare, gli abitanti di Hamelin avrebbero spostato di proposito la datazione, per poter ricordare l'avvenimento senza rischiare di "evocare" la peste. Inoltre, le testimonianze più antiche parlano solo di bambini, non di topi. Solo a partire dal 1565 si cominciò a premettere al rapimento dei bambini anche la vicenda della disinfestazione"*.
E questo già escluderebbe a priori l'ipotesi Pestilenza.
Del resto, che il racconto riguardi un unico settore della popolazione, e che si tratti con tutta evidenza di un evento consumatosi in un brevissimo lasso di tempo contrasta con il concetto stesso di epidemia, di un flagello che si abbatte sull'intera cittadina.
Molto più credibile è la teoria della migrazione, forzata o meno.
Si è parlato di una nuova Crociata dei Bambini, con l'arruolamento forzato dei fanciulli di Hamelin.
Si è parlato di rapitori-imbonitori venuti da lontano per colonizzare altre terre dell'impero, o per fini più oscuri.
I Grimm riferiscono una diffusa diceria locale secondo la quale i bambini, attraverso la caverna, sbucarono poi in Transilvania. Ipotesi geograficamente assurda. Ma: "E' vero che attorno al 1284 la cittadina di Hamelin era sovrappopolata. Si pensa, quindi, che dietro alla figura del Pifferaio ci sia un qualche reclutatore assoldato dalle autorità locali (il vescovo Bruno von Schaumburg) per convincere parte della popolazione giovane a colonizzare altre parti dell'impero: la Transilvania, la Moravia, la Prussia dell'est, la Pomerania. [...] Anche studi linguistici confermerebbero una presenza proveniente dalla zona di Hamelin in quelle regioni: Jürgen Udolph, un docente di linguistica di Göttingen, ha provato che ci sono connessioni tra i toponimi delle due zone considerate (Hamelspringe, ad esempio), e che alcuni cognomi tipici dell'Est richiamano la città di Hamelin e dintorni (Querhammels)"*.
Un'epidemia di Corea di Sydenham, un tipo di encefalite che colpisce i bambini e gli adolescenti, ed è caratterizzata da movimenti spasmodici delle mani e dei piedi. E' conosciuta come "Ballo di san Vito" (Santo protettore dei danzatori)
In alternativa, una vicenda di isteria collettiva, non rara nel Medioevo.
"Nel 1237 (non tanto lontano dal nostro 1284), ad esempio - ed è un episodio registrato dalle cronache cittadine - mille bambini di Erfurt, di punto in bianco, abbandonarono la città, danzando e cantando, valicarono i monti, e raggiunsero la città di Arnstadt, dove furono fermati e accolti. I cittadini di Arnstadt dovettero avvisare quelli di Erfurt dell'accaduto, in modo che venissero a riprenderli. Nessuno dei bambini seppe dare una spiegazione per il proprio comportamento"*.
E, dal momento che quello che avevano fatto era misterioso, spaventoso e trasgressivo, doveva esserci lo zampino del Diavolo, e un temibile strumento del Nemico: la musica.
Nel disegno della famosa vetrata, il Pifferaio "viene rappresentato con i tipici tratti estetici riservati ai diavoli, ai folletti o comunque a quelle forze connesse al paganesimo e quindi condannate dalla Chiesa: il vestito multicolore richiama Arlecchino (la cui etimologia del nome viene proprio dal tedesco Hölle König, "re dell'Inferno"), il berretto rosso fa venire in mente i cattivissimi Redcaps, la sua musica in grado di incantare fa tornare alla memoria fiabe come La Danza nello Spineto («È stato poi istituito un legame tra lo strumento che costringe a ballare e il diabolico influsso esercitato, secondo la Chiesa, dalla musica profana» cfr. T. Dekker, J. van der Kooi, T. Meder, Dizionario delle fiabe e delle favole, Milano 2001, p. 121)"*.
Copia di Augustin von Moersperg della vetrata della Chiesa del Mercato di Hamelin
E proprio la rappresentazione iconografica della vicenda, (il disegno di Augustin von Moersperg), con il Pifferaio nelle vesti di una creatura demoniaca, conduce ad un'altra ipotesi.
Un'esecuzione di massa, dettata dall'intolleranza religiosa e da fini politici.
Sempre nella vetrata, in alto, infatti, sono raffigurati dei cervi: rappresentano lo stemma dei baroni Spiegelbergs, i nobili locali. Di fianco alla caverna in cui scomparvero i bambini si vedono una croce e una forca con due impiccati ancòra appesi. Valida spiegazione per il "Calvario del Koppen (Coppenbrügge)", dell'epigrafe nella Bungelosenstrasse, con tutta evidenza, luogo deputato alle esecuzioni pubbliche.
"Analizzando il disegno di Augustin von Moersperg, lo studioso Gernot Hüsam si è convinto che la verità possa essere un'altra, e ben più terribile. I baroni Spiegelbergs erano cattolici molto rigorosi. Potrebbe dunque simboleggiare qualche resistenza pagana al Cristianesimo imperante, resistenza che i baroni hanno voluto debellare, anche a costo di procedere con esecuzioni".
Secondo le tradizioni popolari di Hamelin (e non solo di Hamelin), i giovani, per onorare le antiche festività, si radunavano nelle grandi e vetuste foreste del Coppenbrügge, dove c'era un luogo chiamato Teufelsküche ("La Cucina del Diavolo"), e, al suono di pifferi e tamburi, celebravano riti pre-cristiani.
Musica e danza erano già considerate sulfuree; se aggiungiamo le dicerie di attività sessuali, e quant'altro, non è difficile condividere l'ipotesi che i virtuosi Spiegelbergs abbiano deciso di "purificare" Hamelin con una punizione esemplare. Gernot Hüsam segue la trama del racconto ipotizzando che i nobili bigotti abbiano inviato fra i giovani un pifferaio che li avrebbe attirati in massa nella caverna dove, poi, furono uccisi. Ipotizza anche che l'ingresso della caverna sia stato ostruito, di fatto, sigillato per sempre. Nella saga dei Grimm, il Pifferaio, in un primo tempo, si presenta con le vesti multicolori. Quando ritorna per punire i notabili di Hamelin, indossa un abito da cacciatore. E i cacciatori itineranti, non al servizio di una Casata, al soldo ora di questo, ora di un altro signorotto, fungevano anche da killer, ovvero da assassini prezzolati. Ricordo il cacciatore incaricato dalla Regina di uccidere Biancaneve e di portarle il suo fegato e i suoi polmoni. Più prosaicamente, non è azzardato ipotizzare che gli Spiegelbergs abbiano proceduto senza tanti complimenti ad un'esecuzione di massa, molto probabilmente a ridosso di una festività "pagana". E che tutte le responsabilità siano state, anche iconograficamente, addossate al Variopinto Pifferaio-Diavolo, che, con la sua musica stregata, avrebbe obnubilato i giovani di Hamelin conducendoli alla morte.
Il fatto che i bambini - (E' utile ricordare che, in tedesco, Kinder der Stadt o Stadtkinder, ossia Bambini della Città è anche un sinonimo di "cittadini"*), nella leggenda scompaiano sarebbe dunque un'allusione ad una esecuzione di massa di natura politico-religiosa, sottolineata dall'accenno al Calvario.
"E questo potrebbe spiegare, del resto, come mai l'episodio sia stato considerato degno di comparire in una delle vetrate della chiesa locale"*.
Mab's Copyright
*I passi interamente in corsivo e segnalati da un asterisco sono tratti da un post del Blog La Torre di Vetro sull'estinta piattaforma Splinder.
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