Se ci avesse riflettuto su - ma io non penso che lo avesse mai fatto - Peter avrebbe avuto il fermo convincimento che lui e la sua ombra, una volta entrati in contatto l'uno con l'altra, si sarebbero fusi come due gocce d’acqua. Quando si accorse che le cose non stavano proprio così, impallidì. Cercò di incollarsela addosso con un pezzo di sapone trovato in bagno, ma non ci riuscì.
Un brivido gli corse giù per la schiena. Si sedette a terra e scoppiò in lacrime.
I suoi singhiozzi svegliarono Wendy, che si mise a sedere sul letto. Vide lo sconosciuto che piangeva sul pavimento della nursery, ma non ne fu affatto spaventata: anzi, era piacevolmente sorpresa.
"Bambino, - chiese gentilmente - perché piangi?"
Quando voleva, Peter sapeva essere estremamente cerimonioso poiché aveva imparato l'etichetta alla Corte delle Fate: si alzò e le rivolse uno splendido inchino. Wendy ne fu assai compiaciuta, e si inchinò a sua volta, con altrettanta eleganza, dal suo letto.
"Come ti chiami?", chiese Peter.
"Wendy Moira Angela Darling - rispose lei, con una certa soddisfazione - E tu?"
"Peter Pan".
Naturalmente, Wendy sapeva già che non poteva essere altri che Peter Pan, ma il suo nome le sembrò davvero troppo corto in confronto al suo.
"Tutto qui?"
"Sì", disse Peter piuttosto bruscamente, e, per la prima volta, si rese conto che il suo nome era davvero troppo corto.
"Mi dispiace moltissimo", disse Wendy Moira Angela.
"Non importa", ribatté Peter. E deglutì.
Gli chiese dove abitasse.
"Seconda a destra, e poi dritto fino al mattino", rispose lui.
"Che strano indirizzo!".
Peter accusò il colpo. Per la prima volta, si rese conto che, forse, il suo era davvero uno strano indirizzo.
"No che non lo è!", disse.
"Volevo dire - aggiuse Wendy cortesemente, ricordandosi il suo ruolo di padrona di casa - è questo l'indirizzo che scrivono sulle lettere?".
Peter avrebbe tanto voluto che non avesse menzionato le lettere.
"Io non ricevo lettere", rispose, sprezzante.
"Neanche tua madre?"
"Io non ho una madre". Non soltanto non aveva una madre, ma non avvertiva neanche il più piccolo desiderio di averne una. Pensava che le madri fossero sopravvalutate.
Wendy, invece, ebbe la sensazione di trovarsi davanti a una tragedia.
"Oh, Peter, è ovvio che tu piangessi", disse, e, scivolata giù dal letto, gli corse incontro.
"Le madri non c'entrano nulla! - ribatté lui indignato - Piangevo perché non riesco a riattaccarmi addosso la mia ombra. E poi, non stavo neanche piangendo".
"Si è staccata?"
"Sì".
E, quando Wendy vide l’ombra tutta sporca e spiegazzata sul pavimento, si sentì profondamente dispiaciuta per lui.
"Oh, ma è terribile!", disse. Tuttavia, non poté trattenere un sorriso quando scoprì che Peter aveva cercato di riattaccarla con il sapone: era proprio un bambino! Fortunatamente, lei sapeva cosa andava fatto.
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"Dev'essere cucita", sentenziò.
"Cucita? Che significa cucita?", chiese lui.
"Sei spaventosamente ignorante!"
"No che non è vero!"
In realtà, Wendy era felicissima che Peter fosse spaventosamente ignorante.
"La cucirò io per te, mio caro ometto", disse, anche se erano alti uguali.
Così, prese l'astuccio da lavoro e attaccò l'ombra ai piedi di Peter.
"Forse ti farà un po’ male", lo avvertì.
"Oh, io non piangerò!", disse Peter, convinto di non aver mai pianto in vita sua.
Strinse i denti e non pianse, e la sua ombra, un po' sgualcita, tornò al suo posto.
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"Avrei dovuto darle prima una stirata", disse Wendy pensosamente, ma a Peter, proprio come a tutti i ragazzi, non importava nulla delle apparenze, e saltava per la nursery, pazzo di gioia.
Ahimè, aveva già dimenticato che doveva la sua felicità a Wendy: era convinto di essersi cucito da sé la sua ombra.
"Ma quanto sono in gamba! - cantarellava, rapito - Oh, come sono bravo!".
E' umiliante dover ammettere che la presunzione di Peter era una delle sue più affascinanti qualità. Per dirla con brutale franchezza, non esisteva un ragazzo più presuntuoso di Peter Pan.
Ma, in quel momento, Wendy ne fu sconvolta.
"Che presuntuoso! - esclamò con raggelante sarcasmo - E, naturalmente, io non ho fatto niente!".
"Beh, sì, qualcosina", concesse lui con noncuranza, continuando a danzare.
"Qualcosina! - replicò Wendy con alterigia - Poiché non sono di alcuna utilità, posso anche ritirarmi". Saltò nel suo letto con grande dignità, e si tirò le lenzuola fin sopra la testa.
Per indurla a guardarlo, Peter finse di andarsene, e, quando il suo stratagemma fallì, si sedette ai piedi del letto e le diede un delicato colpetto con il piede.
"Wendy - disse - Non allontanarti da me. Non posso fare a meno di festeggiare quando sono soddisfatto di me stesso".
Wendy non si mosse, anche se non perdeva una sola parola.
"Wendy, - continuò Peter con un tono di voce a cui nessuna donna è mai riuscita a resistere - Wendy, una ragazza vale più di venti ragazzi".
Ora, Wendy era donna dalla testa ai piedi, anche se non c’erano molti centimetri tra la testa e i piedi, e sbirciò da sotto le lenzuola.
"Lo pensi davvero, Peter?"
"Certo".
"Oh, è così dolce da parte tua! - dichiarò - Adesso mi alzo", e si sedette al suo fianco, ai piedi del letto.
Gli disse anche che, se lo desiderava, gli avrebbe dato un bacio, ma Peter non sapeva cosa intendesse dire e tese la mano, in attesa.
"Certo saprai cos'è un bacio!" disse lei, stupefatta.
"Lo saprò quando me l'avrai dato", rispose lui con distacco.
Per non ferire i suoi sentimenti, Wendy gli diede un ditale.
"Adesso, ti do un bacio anch'io?".
E Wendy rispose cerimoniosamente:
"Se ti fa piacere".
Gli porse con cortese condiscendenza la guancia, ma Peter le lasciò cadere in mano un bottone che, in realtà, era una ghianda. Wendy, allora, allontanò il viso lentamente, e gli promise che avrebbe infilato il suo bacio alla collana che portava sempre al collo. Mantenne la promessa, e fu davvero una fortuna per lei, poiché, in seguito, quel bottone le avrebbe salvato la vita.
Scott Gustafson
Da "Peter Pan and Wendy", di J.M. Barrie.
Traduzione: Mab's Copyright
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