Teresa Jenellen
n uomo aveva sette figli maschi, ma neanche una figlia femmina, benché la desiderasse con tutto il cuore. Finalmente, la moglie diede alla luce una bambina. Grande fu la gioia dei genitori, ma, ahimé, la neonata era minuscola e gracile, e si giudicò dovesse essere battezzata immediatamente, tanto debole era la speranza che riuscisse a sopravvivere.
Il padre inviò in gran fretta uno dei figli al pozzo a prendere l'acqua per il battesimo, ma anche gli altri sei ragazzi gli corsero dietro, e, poiché ciascuno voleva essere il primo ad attingere l'acqua, la brocca sfuggì loro di mano e cadde nel pozzo. I ragazzi rimasero là, confusi ed impietriti, incapaci di trovare il coraggio di rientrare in casa. Intanto, il padre, che temeva che la neonata morisse senza battesimo, non capiva perché i figli tardassero tanto.
"Quei ragazzacci! - disse - staranno perdendo tempo a giocare, e non si curano affatto della povera piccola".
Infine, non vedendoli arrivare, lanciò loro una maledizione:
"Che possano diventare tutti corvi!".
Aveva appena finito di pronunciare queste parole che udì un frullare d'ali per l'aria, sopra il suo capo: alzò gli occhi e vide sette corvi neri come il carbone levarsi in volo e sparire alla vista.
I genitori non potevano ritirare la maledizione e si afflissero moltissimo per la perdita dei sette figli. Per fortuna, la piccola si riprese, e, diventava ogni giorno più bella, consolando in parte il loro grande dolore.
La bambina non sapeva di avere dei fratelli, perché i genitori si guardavano bene dal fare la minima allusione alla loro esistenza; finché‚ un giorno, per caso, sentì il chiacchiericcio dei vicini, che sparlavano di lei.
"Sì, è una ragazzina molto bella - dicevano - ma, in fondo, è la responsabile del disgraziato destino che ha colpito i suoi fratelli".
La fanciulla ne fu sconvolta, e corse dai genitori e domandò se avesse davvero dei fratelli e che fine fosse toccata loro. Il padre e la madre non poterono più nasconderle il segreto, però le dissero che la loro sventura era dovuta al volere divino, e che la sua nascita non era stata che il pretesto perché tale volontà si compisse. Ma la fanciulla si sentiva ogni giorno più colpevole e si convinse che fosse suo dovere tentare di salvare i fratelli.
E non ebbe più pace finché, un bel giorno, partì di nascosto, decisa a percorrere il mondo in lungo e in largo alla ricerca dei suoi fratelli, per liberarli a qualsiasi costo. Non prese con sé che un anellino in ricordo dei suoi genitori, un pezzo di pane per la fame, una piccola brocca d'acqua per la sete, e una seggiolina per la stanchezza.
Cammina cammina, arrivò sino agli estremi confini del mondo. Andò dal Sole, ma era troppo caldo e terrificante, e divorava i bambini.
Se la diede a gambe, e andò dalla Luna, ma era glaciale, sinistra e cattiva, e, quando scorse la bambina, disse:
"Sento odore, sento odore di carne umana!"
Allora corse via più in fretta che poté e si rivolse alle Stelle, che, invece, l'accolsero con grande bontà e gentilezza. Ogni stella sedeva sulla propria seggiolina.
Rie Cramer
La Stella del Mattino si alzò, le porse un ossicino di pollo e disse:
"Senza quest'ossicino non puoi aprire la Montagna di Vetro, ed è nella Montagna di Vetro che sono rinchiusi i tuoi fratelli".
La fanciulla prese l'ossicino, lo avvolse con ogni cura nel suo fazzoletto, e camminò camminò finché giunse alla Montagna di Vetro.
La porta era chiusa, e la bambina slegò il fazzoletto per prendere l'ossicino di pollo, ma il fazzoletto era vuoto: aveva perduto il dono delle buone stelle!
Che poteva fare? Voleva salvare i suoi fratelli ad ogni costo e non aveva più la chiave per aprire la porta della Montagna di Vetro. Allora, la buona sorella prese il suo coltellino, si tagliò un dito mignolo, lo infilò nella serratura ed ecco, la porta si aprì all'istante.
Le venne incontro un Nano, che le domandò:
"Bambina mia, cosa cerchi qui?"
"Cerco i miei fratelli, i sette corvi".
Il Nano disse:
"I signori corvi non sono in casa, ma, se vuoi aspettare il loro ritorno, accomodati pure".
Poi il Nano apparecchiò la cena per i sette corvi, servita in sette piattini e in sette bicchierini, ed ella mangiò un piccolo boccone da ciascun piattino, e bevve un piccolo sorso da ciascun bicchierino; e, nell'ultimo, lasciò cadere l'anello dei genitori che aveva portato con sé.
Rackham A.
All'improvviso, udì un frullar d'ali e un gran gracchiare, e il Nano annunciò:
"Ecco i signori corvi che ritornano a casa!".
E i corvi entrarono, e avevano fame e sete, e cercarono i loro piattini e i loro bicchierini. Ma, uno dopo l'altro, dissero, pieni di stupore:
"Chi ha mangiato nel mio piattino? Chi ha bevuto dal mio bicchierino? E' stata una bocca umana!".
E, quando il settimo corvo vuotò il suo bicchiere, l'anellino gli rotolò davanti al becco: riconobbe l'anellino dei genitori e gridò:
"Ah! Volesse Iddio che la nostra cara sorellina fosse qua: saremmo liberi!".
A queste parole, la bambina, che sentiva ogni cosa nascosta dietro la porta, corse incontro ai corvi che riacquistarono all'istante le loro sembianze umane.
Si abbracciarono e si baciarono con grande affetto, e, tutti insieme, presero felicemente la via di casa.
Grimm n.25, "Die sieben Raben".
Classificazione: Aa Th 451 [The Brothers Who Were Turned into Birds]
Traduzione: Mab's Copyright.
Il testo in lingua originale è nella Pagina: "Brüder Grimm"
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