venerdì 19 agosto 2016

Deirdre, i Figli di Lir, i Cigni... e le Oche






Una dritta riguardo l'esplorazione internettiana, e, spero, cartacea.
Di tanto in tanto, ho seminato qualche avvertimento. I segnali esistono. Dopo aver tradotto una fiaba famosissima - di solito disinvoltamente mutilata, destino comune a molte fiabe, ancorché di autore - "I Cigni Selvatici" di H.C. Andersen, non posso resistere alla tentazione di mettere sull'avviso chi dovesse capitare da queste parti. Se doveste imbattervi in un libro, un blog, un post, un saggio che definisca "Le Dodici Oche Selvatiche" riportata da Patrick Kennedy in una delle sue raccolte di racconti, storie e fiabe irlandesi (ampiamente "saccheggiate" da W.B. Yeats) una variante de I Cigni, beh, chiudete il libro, e, se siete in un blog, cambiate strada. La fiaba irlandese, molto più vicina a "I Sette Colombi" di G.B. Basile ha origini a sé.




Prima di tutto, è scorretto paragonare una fiaba popolare al parto di uno scrittore, non importa quanto innamorato e/o influenzato dal patrimonio culturale del proprio Paese. In secondo luogo, la fiaba di Andersen si imparenta, ispira, ecc. a "The Fate of the Children of Lir", una delle "Three Sorrowful Tales of Erin" , in genere tradotto come "Il Triste Destino dei Figli di Lir", una delle Tre Dolorose Storie d'Irlanda contenute nel Book of Leinster, manoscritto dell'Alto Medioevo conservato a Dublino.  Parliamo di Dèi prima che diventassero Elfi. Parliamo degli infelici figli - quattro, una femmina e tre maschi - di un Dio personificazione del Mare ai tempi in cui le Divinità irlandesi costruivano i loro palazzi-fortezze sull'isola sacra. Parliamo di quattro fanciulli meravigliosi, di una zia-matrigna e druida, di un geis implacabile che li condannerà ad un esilio di novecento anni sotto forma di cigni (sorella inclusa). Non c'è lieto fine. Si afferma che fu la storia degli infelici figli di Lir a rendere sacro ed intoccabile il cigno in terra d'Irlanda. Si dice che fino a non tantissimo tempo fa quando un Irlandese s'imbatteva in un cigno lo salutasse ad alta voce dicendo che lo benediva e risparmiava "per amore dei figli di Lir". E ci credo. Magari, credo meno a quell'altra bellissima diceria che racconta come in morte di un famoso poeta irlandese tutti i libri caddero da tutte le librerie d'Irlanda. Ma mi piacerebbe crederci.
Un'altra delle Tre Dolorose Storie d'Irlanda, è The Fate of the Children of Turenn, diventata famosa nei secoli come la storia di Deirdre of Sorrows.
Ed è a questa storia che "Le Dodici Oche Selvatiche" deve molti dei suoi spunti. Ed è proprio un'altra storia. Inizio di Biancaneve che ha un significato dichiaratamente erotico nella storia di Deirdre, e, più tardi, nelle fiabe del Basile. Isolata dal mondo, Deirdre non ha mai visto un uomo, tranne un servo carico d'anni. Un mattino, vede il servo che macella un vitello in riva al fiume ed un corvo nero planare sul rosso sangue che scorre sul candore immacolato della neve appena caduta, e desidera un giovane uomo con quel contrasto di colori. Purtroppo, lo incontrerà. Amo Deirdre. E' solo un paio di gradini sotto Médb.
I fratelli-oche selvatiche saranno sostituiti dai sette nani nella casa della foresta, e, a loro volta, sono eredi dell'amante e dei cognati di Deirdre uniti in un esilio tumultuoso la cui fine è segnata. E la vecchia fata non è, forse, la "balia" di Deirdre, volontaria compagna del suo esilio, e non è una donna qualunque.




E la maledizione (distorta traduzione cristianizzata della profezia che riguarda Deirdre) così come la falsa accusa di infanticidio e cannibalismo (con tanto di sanguinoso imbrattamento delle labbra) rivolta alla puerpera fanno parte delle storie irlandesi. Se volete leggere la storia di Deirdre, leggete la versione più fedele al manoscritto di Leinster, lasciate perdere tutto il resto. Anche Yeats.

Mab's copyright

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