sabato 15 giugno 2013

Erzsébet Bathory, la "Contessa Dracula" Ungherese - Seconda Parte

E' poco credibile che il marito-soldato, il marito perennemente impegnato a combattere i Turchi, non sapesse nulla circa le tendenze di Erzsébet.
Si racconta che il conte Ferencz Nadasdy, nei suoi anni giovanili, durante il suo soggiorno a Vienna da mediocre studente, si conquistò la fama di buon spadaccino e di violento: pare che appartenesse ad una congregazione studentesca segreta nota per i suoi eccessi. Si dice anche che uno dei suoi bucolici piaceri fosse quello di spalmare di miele ragazze nude e di esporle all'assalto di sciami di api  (piacere che, almeno in un'occasione, condivise anche con la giovane sposa); né si tratteneva dal malmenare i suoi servi fino alla tortura. Si ha traccia della complicità esistente fra i due coniugi: per punire la pigrizia di una serva, colpa vera o presunta, ordinarono che le venissero inserite fra le dita dei piedi striscioline di carta imbevute d'olio, pezzetti di carta a cui fu poi dato fuoco. Mi sembra altamente improbabile, quindi, che il Conte non avesse riconosciuto nella giovane moglie la sua stessa indole crudele e violenta, né che potesse ignorare ciò che accadeva nella sua tenuta.





A meno che non sia valida la mia ipotesi: gran parte della classe a cui la coppia apparteneva per nascita era dedita alle stesse crudeltà, nell'indifferenza dei propri pari e la rabbiosa rassegnazione delle vittime. Poi, la Contessa si perse in una personale, incontrollabile ossessione, che una coincidenza di eventi e di interessi economici e politici rese unica, pericolosa e, quindi,  perseguibile.

Figlia di due cugini di primo grado, nata in una famiglia incestuosa e afflitta da numerosi casi di epilessia e schizofrenia, sembra che, già da bambina, ella soffrisse di improvvise crisi nervose, accompagnate da violenti mal di testa, seguite da lunghi momenti di “assenza”, crisi che non cessarono mai (pare che soltanto le sue furie sanguinarie le placassero). A sintomi e tare reali, credibile preannuncio di una futura patologia (o perversione, a seconda di come si voglia o vollero leggerla), nel momento del Giudizio, si preferì calcare la mano sulle scandalose “trasgressioni morali” della giovane Contessa, come la sua abitudine di indossare spesso abiti maschili, o la segreta, illegittima gravidanza precoce. Né, all'epoca, potevano essere prese in considerazione come causa scatenante della follia in una bambina di singolare intelligenza e sensibilità le efferatezze a cui aveva assistito, destino che condivideva con la maggior parte delle sue pari. Ai tempi della sua infanzia, il Principe di Transilvania, suo cugino, ordinò che venissero tagliati naso ad orecchie ad una cinquantina di contadini accusati di aver capeggiato una rivolta, e la bambina fu testimone del supplizio. Uno zingaro, accusato di aver venduto la propria figlia ai Turchi, fu cucito vivo nel ventre squarciato di un cavallo, e Erzsébet vide anche questo.

Il marito lontano in guerra, padrona assoluta della propria e di molte altre vite, Erzsébet si concentrò ossessivamente sulla propria bellezza, sugli studi alchemici (probabilmente, anche con l'intento di preservarla dall'insidia del Tempo), e, si dice, sulla Magia Nera. Come ogni brava assassina seriale di nobile nascita, ebbe le sue anime ner: servi, complici, istigatori. Uno era un essere deforme, Ficzko. Un'altra era Dorotea Szentes, soprannominata “Dolore”, una donna che le viveva accanto da tempo, sospettata di essere stata la sua iniziatrice alla Magia Nera, e sadica almeno quanto lei.
Il crescendo di pratiche cruente, comunque, pur nella sua costante ferocia, fu graduale. I primi tempi - l'odiata suocera ancòra vivente - la giovane Contessa si limitò a creare un laboratorio alchemico personale, in cui passava lunghe ore occupandosi prevalentemente di erboristeria. Parrebbe evidente che già cercasse le pozioni miracolose capaci di preservare nel tempo la sua grande bellezza. Furono ritrovati - e, in seguito, consultati e tenuti in gran conto dagli studiosi ufficiali -  studi accurati, meticolose catalogazioni, osservazioni e sperimentazioni condotte con grande perizia e indiscutibile talento, sulle proprietà di ciascun vegetale.
Parallelamente, la cura ossessiva del proprio aspetto si estendeva a tutta la sua persona, dalla toilette quotidiana all'abbigliamento. All'inizio, la sua violenza si sfogò in feroci punizioni inflitte alle cameriere personali e alla servitù per ogni lieve negligenza. Oltre al sistematico impiego della fustigazione, ad esempio, marchiava una serva con il medesimo ferro bollente con cui non aveva stirato alla perfezione un abito, e, frequentemente, ordinava che l'una o l'altra venisse denudata ed esposta, oltre che al freddo di una neve perenne, al ludibrio della soldataglia che bivaccava nei suoi cortili, cerimonia che si trasformò in un ineludibile rito in tutte le sue future atrocità. La sua violenza sadica si manifestò sempre e soltanto nei confronti di altre donne, unendo alla devastazione fisica l'umiliazione e l'annichilimento.
Tutte le sue cameriere recavano sul viso o sul corpo i segni della sua collera. 
Una volta, ordinò che la bocca di una delle ragazze, rèa di essersi lasciata sfuggire un lamento durante una punizione, venisse cucita con il fil di ferro. Poi, le sue punizioni si trasformarono in lunghe torture nelle segrete della tenuta, torture, che, da un certo momento in avanti, si conclusero immancabilmente con la morte della vittima: ragazze uccise perché non parlassero, o perché straziate da rituali sadici (mutilazioni dei genitali) portati alle estreme conseguenze.

Per anni, la Contessa si era dedicata con slancio ad una vorticosa vita mondana; forse, i suoi trionfi in società, la morte dell'odiatissima, dispotica, ignorante suocera e la nascita di quattro figli, compreso l'agognato erede, dopo dieci anni di frustrante infecondità, avevano rallentato la sua corsa sfrenata verso l'omicidio seriale. Non fu una madre ostile o indifferente, anzi, pare amasse sinceramente tutti i suoi figli, dimostrandosi sempre attenta ed affettuosa. Anche se, stranamente, nella ricostruzione processuale, i suoi primi assassinii vengono fatti risalire proprio all'anno di nascita della sua primogenita (legittima).  
Intanto, mentre i suoi studi si spostavano sempre più dall'erboristeria all'alchimia e alla magia nera, la sua tenuta divenne gradualmente il regno di maghi, alchimisti, streghe, astrologi, fattucchiere. Una donna superiore in tutto alle sue contemporanee, affascinante, intelligente e colta si lasciava totalmente irretire da imbroglioni e saltimbanchi. 

Il punto di non ritorno venne sbrigativamente fatto coincidere con una leggenda domestica. Si racconta che, un giorno, percosse violentemente con una spazzola una sua cameriera, rèa di averle pettinato la splendida chioma con eccessiva forza: alcune gocce di sangue caddero dal viso della poveretta sul suo braccio. Ebbene, proprio in quel punto, nei giorni e nelle settimane seguenti, la Contessa notò, o se ne convinse, che la sua pelle era diventata straordinariamente fresca, bianca ed elastica. Le tornarono in mente antiche leggende sulle miracolose proprietà taumaturgiche del sangue di una vergine, e, ovviamente, si consultò con la sua corte di maghi e streghe che confermarono le vecchie superstizioni. Da quel momento, la sua furia omicida e il suo sadismo trovarono una valvola di sfogo, un apparente scopo superiore, ovvero, la ricerca dell'eterna giovinezza. E non ebbe più freni.

Nel 1601, intanto, suo marito si era ammalato gravemente, e, tre anni più tardi, morì, nominandola tutrice dell'unico figlio maschio: adesso, Erzsébet è l'unica signora e padrona di uno sterminato dominio e di enormi ricchezze (è la maggiore creditrice della Casa Reale, continuamente rinsanguata dal denaro dei Bathory). Secondo l'uso, ha conservato il proprio cognome, in quanto la sua famiglia è più antica e potente (e ricca) di quella del marito. E' già un'indisturbata assassina da anni. Soltanto il Tempo con le sue devastanti conseguenze, e il proprio smisurato delirio di onnipotenza sfuggono inesorabilmente al suo controllo.

(continua)

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