A Pérloz, ormai, la fata del Colombéra li aveva tutti ostili: sicché decise di abbandonare il rifugio del monte, per cercare un paese dove vivere in pace con il suo orchetto.
Addensò in cielo le nubi, e scatenò un temporale. Quando le acque del torrente di Réchanté furono gonfie, vi si sedette sopra con il figlio, lasciandosi trasportare dai flutti, giù giù fino al Lys, e poi verso la Dora. A Pont-Saint-Martin i contadini, assiepati sulle rive, attendevano , con il terrore negli occhi, l'onda devastatrice della piena. Bella ed altera, la fata del Colombéra li guardava, come dall'alto di un trono; guardava il ponte ormai prossimo, a valle.
"Lo abbatterà, sarà la sua vendetta ", dicevano i paesani.
Ad un tratto una voce si levò dal fragore del torrente:
"Piega il capo, bellezza ! Lasciaci il nostro ponte". La fata sorrise alla lode. L'ira le cadde dal cuore: e concesse la grazia. Reclinò la testa, e passò sotto l'arcata, lasciando intatto il ponte. Giunta alla Dora, incominciò a cantare. Il canto si perse lontano, nel mormorio dei flutti che ormai scorrevano placidi nel piano.
Rossetti D.G.
di J.J. Christillin, "Légendes et récits recueillis sur les bords du Lys", Aoste.
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