venerdì 14 giugno 2013

Le "Signore" Spodestate

Vivane, Anguane, Salvane, le Beate Donnette, la Monachina dell'Acqua siciliana... ci avviciniamo. Eredi delle ninfe silvestri, eredi delle Ondine, a loro volta, antiche ancelle-figlie di divinità spodestate. Ultime testimonianze di “tempi più gloriosi”, prima della definitiva trasformazione in Fate. Le fate buone e le fate cattive. Non esistono nelle fiabe autentiche le Fate Buone. Questi esseri sospesi tra cielo, terra e le acque dei fiumi e dei laghi non rientrano in alcuna categoria morale umana. Seguono impulsi apparentemente incoerenti e capricciosi, incomprensibili passi di una incomprensibile natura. A volte, agiscono unicamente per il loro piacere. Fortunato il mortale che lo suscita. La Fata del Colombéra potrebbe essere il manifesto di questo snaturamento. Potrebbe essere la Dame sans Merci che incanta Zanut. O l'ondina che ruba il bel cacciatore alla giovane moglie. Capelli d'oro lunghissimi, ravviati con un pettine d'oro, come in un rito, sulle rive di un fiume, su di uno scoglio, sulla soglia di una grotta.Tessono su telai d'oro. L'oro, il simbolo del soprannaturale, dell'Altrove, della Morte come Regno lontano nel Rito di passaggio, “il Reame al di là del Mare”, “l'Ultimo dei Regni”, ecc. Unicorni, leoni, cinghiali, linci le scortano e abitano le loro dimore così come abitavano il Palazzo di Circe, figlia del Sole, o della ninfa Calipso... Le “Padrone degli Animali”, a volte streghe dagli occhi rossi nella izba che ruota sulle zampe di gallina, a volte incantatrici sensuali.


Collier J.

La Fata del Colombéra, distaccata, radiosa e aristocratica, assisa sull'onda di piena, con il suo piccolo Calibano, è ciò che resta di una divinità minore locale, un tempo invocata e temuta, blandita, adesso, con un complimento impulsivo e irriverente. E lei, con la stessa grazia remota e indifferente con cui avrebbe travolto un intero paese, china il capo e concede la sua benevolenza.
La regina Vittoria, dopo anni di volontaria segregazione, in seguito alla morte dell'amatissimo consorte, pressata dal Primo Ministro, si decise, rabbiosa e timorosa, ad affrontare la folla, i sudditi che pretendevano la sua attenzione. Ad un tratto, una voce maschile si levò su tutte “E' ancòra in gamba la vecchia ragazza!”, e lei immortalò quell'irriverente, affettuoso complimento e non si negò più al suo popolo.

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