erla regnava sugli antichi Britanni, e un giorno fu sfidato da un altro re, un pigmeo non più grosso di una scimmia e alto meno della metà di un uomo. La sua cavalcatura abituale era una grossa capra, e in realtà lui stesso sarebbe potuto passare per il dio Pan, perché aveva una gran testa e il viso paonazzo, una lunga barba rossa, e il torace avvolto in una pelle di cerbiatto maculata che lo rendeva piuttosto vistoso. La parte inferiore del suo corpo era ruvida e irsuta, e le gambe finivano in uno zoccolo caprino. Il nano chiese a re Herla un colloquio privato, e gli disse quanto segue: " Io sono il Signore di un popolo innumerevole, e di molti principi e re. Volentieri vengo a te come loro messaggero, anche se non mi conosci. Eppure mi rallegro per la fama che ti arride e che ti eleva al di sopra di ogni altro re. Tu sei il migliore fra gli uomini, e noi siamo strettamente legati da vincoli di sangue e dalla nostra condizione regale. Tu sei degno dell'onore che ti farò intervenendo come ospite al tuo matrimonio, perché il Re di Francia ha deciso di darti sua figlia, e proprio oggi arriverà la sua ambasciata, anche se la decisione è stata presa a tua insaputa. Secondo il patto eterno che tu ed io qui stabiliamo, io sarò presente alle tue nozze, e tu lo sarai alle mie, lo stesso giorno un anno più tardi. "
Alla fine di questo bel discorso, si voltò e scomparve alla vista, rapido più della tigre. Il Re, tornato dal luogo del colloquio grandemente stupito, ricevette l'ambasciata ed accettò le loro proposte. Il giorno delle nozze arrivò, e il Re si sedette a tavola per il consueto banchetto, ma non era ancora stata servita nemmeno la prima portata quando all'improvviso giunse il pigmeo. Era accompagnato da una moltitudine di nani come lui, talmente tanti che anche quando ebbero completamente riempito il salone delle feste c'erano più nani fuori, nelle tende che avevano istantaneamente montato, che dentro. Da queste tende cominciarono a spuntare dei servi che portavano vasellame di pietre preziose, tutto nuovo e mirabilmente lavorato. Riempirono il palazzo e le tende con mobili fatti d'oro e di pietre preziose. Né il vino né la carne furono mai serviti in recipienti d'argento o di legno. Ovunque ci fosse bisogno di loro, i servitori erano lì pronti, e non servirono niente preso dalle provviste del Re o di chiunque altro, ma solo roba loro, che era di qualità eccelsa, superiore a ogni aspettativa. Nulla di quanto aveva fatto preparare Herla fu consumato, e i suoi servi se ne stavano seduti in ozio. I pigmei si guadagnarono l'approvazione generale. Il loro abbigliamento era splendido; come lampade usavano gemme scintillanti; quando c'era bisogno di loro erano sempre a portata di mano e quando non erano desiderati non stavano mai fra i piedi. Poi il loro Re si rivolse ad Herla:
" Ottimo ed eccellentissimo Re, Dio mi è testimone che sono qui al tuo matrimonio per rispettare il nostro patto. Se c'è qualsiasi altra cosa che tu desideri, ben volentieri la procurerò, a condizione che quando ti chiederò di ricambiare, tu accetti. " Dopodiché, senza attendere una risposta tornò nella sua tenda e al canto del gallo partì con tutto il suo seguito.
Dopo un anno tornò all'improvviso da Herla e gli chiese di osservare i patti. Herla acconsenti, e seguì il nano ad un suo cenno. Entrarono in una caverna in cima ad un altissimo dirupo, e dopo aver viaggiato per qualche tempo al buio, illuminati non dal sole o dalla luna, ma da innumerevoli torce, arrivarono al palazzo del nano, una stupenda dimora. Quando le nozze furono celebrate, e Herla ebbe pagato convenientemente il proprio debito nei confronti del nano, egli partì carico di doni, cavalli, cani, falconi e ogni sorta di cose legate alla caccia e alla falconeria. Il pigmeo li guidò lungo il buio sentiero e poi diede loro un piccolo segugio (canem sanuinarium) così minuscolo da poter essere tenuto in braccio (portabilem), e proibì rigorosamente a tutti gli uomini del Re di scendere da cavallo finché non fosse saltato giù il cane, poi li salutò e tornò a casa sua.
Poco dopo Herla emerse alla luce del giorno, e trovandosi nuovamente nei confini del suo regno chiamò un vecchio pastore e chiese notizie della regina, di cui pronunciò il nome. Il pastore lo fissò stupefatto e rispose:
" Signore, capisco a malapena quello che dite, perché io sono un Sassone e voi un Britanno. Non ho mai sentito parlare di una regina con quel nome, tranne la sposa di Herla, regina degli antichi Britanni. Si narra che lui sia scomparso al seguito di un nano proprio dentro quel dirupo, e nessuno lo vide mai più sulla terra. Ormai sono duecento anni che i Sassoni dominano nel suo regno, e gli antichi abitanti furono tutti cacciati."
Il Re restò di sasso, perché immaginava di essere stato via soltanto tre giorni. Alcuni dei suoi cavalieri smontarono da cavallo prima che il cane fosse saltato giù, immemori degli ordini del nano, e furono immediatamente ridotti in polvere. Allora il Re proibì a tutti gli altri di scendere finché il cane non fosse saltato giù. Secondo una leggenda, Herla vaga ininterrottamente come un folle insieme al suo seguito, senza dimora e senza riposo e molta gente afferma di averli visti passare.
Rackham A.
Prelevato dal Forum, sezione "La Terra degli Eternamente Giovani".
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