domenica 3 novembre 2013

La Fortuna di Sweeney Todd: Fiction, Musical e Film


Dalla postfazione di C. Armati 

Secondo una celebre e anticonformista definizione di Mark Twain "un classico è un libro che tutti vogliono leggere ma che nessuno ha letto". Trasportando l'aforisma di Twain sul fronte dell'autorialità, però, si potrebbe dire che, a essere classico, è un libro che tanti avrebbero potuto scrivere ma che nessuno sa da chi sia stato scritto. Questa, almeno, è la frase che fotografa la sorte editoriale di Sweeney Todd (e non sembri sacrilego accostare il demoniaco barbiere di Fleet Street all'Omero dell' Iliade e dell' Odissea o persino alla Bibbia...). Nato per assecondare quello stesso tipo di lettori (fondamentalmente la working classinglese, soprattutto i suoi esponenti più giovani) che decretò il successo di pubblicazioni come il "The Newgate Calendar ", Sweeney Todd or The String of Pearls ha in effetti molti padri ma un solo padrino: l'intraprendente editore Edward Lloyd (1814 - 90). Figlio di un contadino rovinato dalla politica delleenclosures, Lloyd conosce un significativo riscatto economico a partire dalla gestione di un chiosco di giornali, il primo dei punti vendita da cui comincia a diffondere edizioni grossolanamente plagiate di best seller che, per i tipi della sua casa editrice, prendono titoli tipo Nickelas Nickleberry Oliver Twiss. Al fianco delle opere contraffatte, Lloyd - specialmente dopo una nuova legge sul diritto d'autore varata nel 1842 - mette in commercio anche lavori originali, in genere sanguinose storie di pirati, scabrose avventure di vampiri o, ancora meglio, resoconti ultrarealistici con protagonisti fuorilegge in carne e ossa come Sweeney Todd. Sono i famosissimi Penny Dreadful, libretti dalla scarsa qualità cartotecnica e dall'irrisorio prezzo di copertina ma dai contenuti decisamente appassionanti e comunque in grado di allargare le dimensioni dell'impresa di Lloyd. Abbandonato il chiosco di giornali, l'intraprendente editore si trasferisce in grandi uffici dove cominciano a gravitare autori decisamente particolari: i membri di quella che, prendendo spunto dalla casa editrice, finì con l'essere ribattezzata la "Salisbury Square School of Fiction "- una piazza che, non a caso, si trova proprio dalle parti di Fleet Street. Tra i più autorevoli scrittori pubblicati da Lloyd, una menzione speciale va a Thomas Peckett Prest (1810-59), considerato un genio - addirittura l'erede di Edgar Allan Poe - da un ristretto numero di ammiratori e un pazzo alcolista da un probabilmente più grande numero di creditori che lo bracca senza tregua, costringendolo a continui e repentini cambi di residenza. Attratto dalle paghe esigue ma sicure elargite da Lloyd, Prest sfornò una quantità imprecisata di storie popolari, tra cui, secondo alcuni critici, anche quella che sarebbe andata a costituire il nucleo portante diThe String of Pearls. Pubblicato a puntate sul "The People's Periodical and Family Library" nel corso del 1846, il nucleo originale del romanzo dedicato a Sweeney Todd comprendeva diciotto capitoli. L'enorme gradimento dei lettori, però, spinse Lloyd ad allargare enormemente le dimensioni della storia che, nel 1847, pubblicata con il titolo di The String of Pearls: a romance, arrivò a contare la bellezza di centosettanta capitoli. Tre anni dopo, grazie ad un lavoro di condensazione, il romanzo si ridusse agli attuali trentanove capitoli e il titolo cambiò ancora diventando, appunto, The String of Pearls or A Sailor's Gift. Un processo di stratificazione dietro al quale, oltre alla mano di Prest, gli studiosi più  attenti hanno creduto di riconoscere anche la penna di James Malcom Rymer (1815-89), altro autore di punta della scuderia di Lloyd e, forse, persino tracce dell'opera di E.P. Hingston, uno scrittore dilettante che finanziava la sua residenza parigina spedendo storie all'editore di Salisbury Square. Stando così le cose, insomma, è giusto che questo classico della letteratura gotica resti anonimo finché eventuali nuove scoperte non sopraggiungano a metter ordine in questa caotica situazione. Risolto grazie alla dicitura "anonimo" il problema relativo all'autorialità di The String of Pearls, non resta che sottolineare come tutt'altro che anonimo sia stato l'impatto che il personaggio del barbiere assassino ha avuto nel presente e nel passato. Dalla carta stampata al teatro, in modo particolare, il passo di Sweeney Todd fu breve e mentre Lloyd si arricchiva con le avventure del serial killer , diventa difficile anche solo provare a contare le sale capaci di fare il tutto esaurito grazie al maniaco di Fleet Street. Due testi, in modo particolare, sono importanti ai fini della storia di Sweeney: quello adattato già nel 1847 da George Dibdin Pitt (1799-1855), forse con la collaborazione dello stesso Prest, e quello che, grazie alla musica e alle parole di Stephen Sondheim e Hugh Wheeler, si sarebbe aggiudicato ben due Grammy Awards e il titolo di Miglior Musical del 1979. Da questo allestimento, Tim Burton ha preso le canzoni che, nel suo film, sono cantate da Johnny Depp ma anche il concetto di uno Sweeney Todd deciso a uccidere per vendetta e non soltanto nel nome di un interesse personale. Si tratta di una trasformazione decisiva, soprattutto se si tiene conto della particolarità di Sweeney Todd all'interno della letteratura gotica che, con i suoi stilemi, offrì al barbiere di Fleet Street l'occasione di liberarsi dal suo corpo mortale e di trasformarsi in una leggenda. Non c'è dubbio, infatti, che gli scrittori del periodo vittoriano offrirono ai lettori un campionario di mostri tutt'ora insuperato. Dal Dracula di Stoker al Mr Hyde di Stevenson, passando per il Frankenstein di Mary Shelley, la particolarità di Sweeney Todd è che per la prima volta a indossare i panni del protagonista non c'è una creatura colpita da un'oscura maledizione, avvelenata da una micidiale pozione farmaceutica o creata nel laboratorio di uno psicotico ma, più semplicemente, un uomo che uccide per assaporare il gusto del sangue e godersi il privilegio del denaro. Più che quella inscenata da Tim Burton e Johnny Depp questa è, oltre che la vera leggenda, anche la vera vendetta del barbiere di Fleet Street: farsi metafora di un capitalismo che, dopo aver trasformato le persone in merce (o, come usano dire gli economisti, in "forza lavoro"), non ha più nessun'altra alternativa che divorare se stesso. Dalle risorse naturali ai patrimoni culturali, tutto può essere contabilizzato, prodotto in serie, commercializzato... e magari fatto a pezzi. Proprio come faceva Sweeney Todd quando smembrava con il rasoio i corpi delle vittime e li dava alla signora Lovett per preparare le sue succulente e insuperabili meat pies .




Un film di Tim Burton. Con Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Alan Rickman, Timothy Spall, Sacha Baron Cohen.
Titolo originale, Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street. Musical,(2008)

Recensione di Roberta Ronconi, 'Liberazione', 22 febbraio 2008

"L'incipit dell'ultimo film di Tim Burton è un perfetto compendio dell'intero film-musical 'Sweeney Todd'. E subito il tocco del maestro del lato oscuro delle favole è deciso e netto come e più che nei favori precedenti. Tim Burton si impossessa di una leggenda anglosassone forse ispirata ad una lontanissima realtà che racconta di un barbiere che assassinò 160 clienti nella Londra del 18mo secolo. Nessuno oggi sa se quel barbiere sia mai esistito veramente. Certo è che la sua storia è sulle scene inglesi già da fine Ottocento, diventata poi musical nel 1979 per mano del compositore Stephen Sondheim e dello scrittore Hugh Wheleer. Sulla scena di Broadway, nei panni del barbiere e della sua amica pasticcera, Len Cariou e Angela Landsbury. Ma nelle mani di Burton, lo strano musical dalle tinte horror che aveva avvinto un costante pubblico di assetati di sangue si trasforma nella tragedia d'amore di un serial killer dall'anima sofferente. (...) Il sangue gronda come pianto dalle gole dei clienti, le lame vibrano come dita nelle mani del barbiere. Tim Burton non perde mai la concentrazione, il lato oscuro e violento della vita nel suo musical diventa frutto di una inconsolabile sofferenza. Nonostante la zeppola, Depp canta roco e digrignante con tutta la forza che ha. E ancora più sorprendente Helena Bonham Carter che di 'Mrs Lovett' fa un profilo ricchissimo di sfumature. I duetti cantati tra i due sono da storia del musical. Le scenografie sono di Dante Ferretti. Il risultato è sorprendente e, tra una gola tagliata e un'altra, persino ci si commuove."

Nessun commento: