mercoledì 20 novembre 2013

Thezin, Fiaba Tradizionale Haitiana

Questa fiaba è famosissima ad Haiti, ma, nella parte nord dell'isola viene narrata un'altra variante, con lieto fine. "Il padre di Noemi uccide Thezin, ma, dopo l'atroce delitto, il fiume si gonfia spumeggiante di onde dalle quali uscirà il vero Thezin, un bellissimo giovane costretto a vivere in quella forma da un incantesimo. Grazie al padre di Noemi che lo ha liberato da quella forma animale, il giovane potrà sposare la ragazza." Purtroppo, non ho dubbi su quale sia la versione "autentica": la più antica, legata sicuramente ad un mito perduto, ad una divinità fluviale debitamente uccisa e cannibalizzata. In giro per il mondo, esistono centinaia di varianti di questa fiaba (una variante russa, più vicina al classico tipo de "Lo Sposo Animale", è altrettanto tragica e particolarmente bella), ma, anche quando il finale non è drammatico, la natura dello sposo-animale è maligna e il lieto fine consiste nella liberazione della ragazza rapita e dei figli generati con la creatura acquatica.


Stegg A.


anti anni fa, una ragazza chiamata Noemi abitava con i suoi genitori e un fratellino in una capanna in cima a una collina, una delle tante che ancora si vedono a nord di Haiti. Da lì si poteva scorgere il fiume, argenteo di lontano, ma dalle acque torbide e fangose. Ogni mattino e ogni sera di ogni giorno, la madre mandava uno dei suoi figli a prendere l'acqua. Una volta, mentre Noemi era sulla sponda del fiume, tutta intenta a protendersi sull'acqua per riempire il suo secchio, un cerchietto d'oro con una pietra blu che portava sempre al dito scivolò via nel fiume. L'anello precipitò verso il fondo, ma non lo sfiorò nemmeno perché un grosso pesce rosso lo afferrò al volo con i suoi denti aguzzi. 'Di chi sarà mai questo anello?', si chiese, e volle salire in superficie per vedere la fanciulla che lo aveva perduto.
Noemi era così graziosa mentre se ne stava tutta desolata e piangente sulla riva che il Pesce se ne innamorò all'istante.
"Non piangere più - le disse - Ecco qui il tuo anello. Ma, dimmi che fai tutta sola al fiume ? È molto tardi... Come ti chiami?"
Noemi si asciugò le lacrime e si presentò con grande educazione al Pesce:
"Abito lassù - disse poi - in quella capanna sulla collina. Ero venuta ad attingere acqua, ma l'anello mi è scivolato via dal dito. E voi, signor Pesce, come vi chiamate?"
"Io sono Thezin. E abito in questo fiume. Dammi il tuo secchio: ci penserò io a riempirlo d'acqua fresca!" E dopo poco tornò con il secchio colmo fino all'orlo, ma che sembrava vuoto tanto l'acqua era pulita e trasparente!
"Grazie, Thezin, mio buon amico!" Disse la ragazza e si affrettò a tornare a casa perché era davvero molto tardi.

"Thezin, Thezin nan d'lo Thezin bon ami-moin!"
("Thezin, Thezin che vivi nell'acqua, Thezin, mio buon amico!")

Per tutta la strada fin sulla collina, dov'era la capanna della sua famiglia, Noemi non fece che ripetere questa canzoncina. E, da quel giorno, ogni volta che scendeva al fiume la ragazzina ripeteva da lontano questo ritornello... e il Pesce riconosceva la dolcezza della sua voce e saliva in superficie per salutarla. Chiacchieravano, chiacchieravano e si innamoravano.
Intanto, la madre aveva notato che quando era Noemi ad attingere l'acqua al fiume, il suo secchio era colmo di un'acqua pulita e trasparente, mentre il figlio le portava la solita acqua torbida e fangosa. "Com'è questa faccenda? - gli chiese - come mai tua sorella è più brava di te a trovare acqua limpida e pulita? Domani portami un secchio pieno d'acqua trasparente o te ne pentirai!"
Naturalmente, il ragazzo non riuscì ad eseguire l'ordine materno e fu duramente picchiato con il bastone. Allora, incominciò a chiedersi come riuscisse la sorella a procurarsi dell'acqua così pulita e trasparente e decise di spiarla. La seguì giù per la collina, sino al fiume, e si nascose fra i giunchi. E vide tutto. Vide Noemi che scendeva cantando verso la riva e ascoltò le sue parole, vide il grosso Pesce salire dalle profondità del fiume per parlare con lei. E lo vide prendere il secchio dalle mani della sorella ed allontanarsi alla ricerca dell'acqua più pura! Per tutta la strada fino a casa, il ragazzo ripetè fra sé e sé la canzone per tenerla bene a mente. Quello stesso pomeriggio, sua madre lo chiamò:
"Tifré (fratellino), vai ad attingere l'acqua al fiume, e ricorda che deve essere limpida e trasparente!"
"Oh, non preoccuparti, so chi procura a Noemi l'acqua pura: è Thezin!"
"Chi è Thezin?" E il bambino raccontò alla madre tutto ciò che aveva visto e udito.
" Bene - disse la madre - se è così, oggi seguirò di nascosto Noemi e scoprirò se hai detto la verità. Ma ti avverto, se hai mentito, ti darò tante bastonate che bisognerà spalmarti sul sedere la polpa di un avocado maturo per calmare il bruciore, così come accadde a Bouki!"
La madre fece ciò che aveva detto. Seguì Noemi, e, nascosta fra i giunchi, spiò il suo incontro con Thezin. Se ne tornò a casa sbalordita e spaventata, e raccontò ogni cosa al marito. Entrambi amavano molto la figlia, ma erano certi che fosse caduta sotto la malìa di un loup-garou e decisero di uccidere Thezin! Mandarono Noemi in città a trovare la sua madrina e a vendere un carico di grani di ricino detto anche Palma Christi. Noemi obbedì volentieri perché voleva molto bene alla madrina, ma, prima di andare in città, si recò al fiume per dire addio al suo amico. E, mentre camminava, cantava:

"Thezin, Thezin nan d'lo, 
Thezin bon ami-moin!"

Subito Thezin salì in superficie, ma sembrava infinitamente triste.
"Ti ho fatto qualcosa? - chiese la ragazzina - Non ti ho mai visto così cupo!"
E il Pesce, dopo aver tracciato lentamente grandi cerchi nell'acqua, rispose: "Noemi cara, temo che stia per capitare qualcosa di terribile. Ciò che mi addolora di più al mondo è l'idea di non rivederti più. Ascolta: se un giorno dovessi scoprire delle gocce di sangue sul tuo fazzoletto, corri qui, al fiume, perché possa dirti addio!" Noemi, a queste parole, si sciolse in lacrime, e il Pesce la confortò: "Qualcosa di male può sempre capitare, ma non accorarti...Vedrai, avremo ancora tanti momenti felici!" Noemi si consolò e partì più serena, ma Thezin le nascondeva la sua pena crescente.
Verso metà mattinata, i genitori di Noemi ed il fratellino scesero al fiume. Il padre cantò:"Thezin , Thezin ...", ma il Pesce non rispose al richiamo. Allora, intonò la canzoncina il bambino, perché aveva la voce simile a quella della sorella, e subito Thezin salì in superficie. Non appena lo scorse affiorare sull'acqua, il padre, che aveva lavorato in una hatte (fattoria), afferrò il cappio e si-i-i-i... la corda avvolse ed imprigionò il povero Thezin. L'uomo e la donna lo sbatterono sulle rocce fino ad ucciderlo, poi lo portarono a casa, pensando di farne una zuppa e di salare il resto. Intanto, Noemi era al mercato e vendeva la sua merce. C'era un gran polverone e la ragazzina tirò fuori il fazzoletto per ripararsi il viso... ma vide una piccola goccia di sangue. Rimase perplessa perché pensò che fosse suo, che stesse sanguinando dal naso, ma, in breve, fra le sue mani, il fazzoletto si macchiò di tante piccole gocce che si allargarono rapidamente fino ad inzupparlo tutto di sangue!
"Mio Dio! - gridò Noemi, ricordando le parole del suo amico - È successo qualcosa di terribile a Thezin!" Tornò indietro e corse sulla riva del fiume, cantando e cantando il suo dolce richiamo, ma, per la prima volta, Thezin non accorse al suo canto. Allora Noemi pianse e si lamentò ed il fiume mormorava come se scimmiottasse il suo lamento. La ragazzina salì verso la capanna dei genitori, entrò: non c'era nessuno, ma sul focolare bolliva un gran pentolone ed un puzzo terribile ammorbava l'aria. Alla finestra c'erano tranci di pesce appesi a seccare. Noemi riconobbe la coda di Thezin e fu sopraffatta dal dolore:

"Thezin, Thezin nan d'lo, 
Thezin, bon ami-moin!"

... cantava e la voce era rotta dai singhiozzi... la terra allora divenne molle sotto i suoi piedi e la sedia cominciò a prendere fuoco, ma Noemi sembrava non accorgersene, tanto era profondo il suo dolore, e continuava a cantare. Era già sprofondata sotto terra fino al ventre, quando sopraggiunse il fratello. Terrorizzato, gridò: "Noemi, alzati, alzati!" Ma la ragazza, come se avesse perso l'anima, lo guardava senza vederlo, gli occhi opachi, lo sguardo fisso... Allora il ragazzo provò a tirarla per le spalle, ma Noemi continuava a sprofondare cantando e sorrideva. Sentendosi stranamente attratto dalla malìa di quel canto, il bambino la lasciò e corse fuori gridando. Il padre era lontano, a lavorare nei campi. Quando raggiunse la capanna , di Noemi non si vedeva che la gran massa dei capelli! L'uomo vi si gettò sopra, li afferrò e cercò di tirare, ma tra le mani non gli restò che una ciocca e un po' di sangue.

Da:
C. Corvino, "Contes Haitiens"di Comhaire-Sylvain

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