giovedì 21 novembre 2013

Virgilio Mago:Altre Magie a Napoli, Fuorigrotta, Castel dell'Ovo e la Leggenda Oltre la Morte


Altre Magie di Virgilio a Napoli

Poiché c'erano molte erbe che servivano alla preparazione di infusi, sciroppi, decotti per curare le malattie degli uomini e dei bambini, e la maggior parte di esse non si trovavano tanto facilmente, Virgilio fece costruire un giardino meraviglioso ai piedi di Montevergine, tra Avellino e Mercogliano.
Questo giardino era fecondo di ogni tipo di erbe, sia di quelle che si trovavano solo in quel luogo, sia di altre che si trovavano solo in luoghi molto remoti.
Tutti coloro che vi si recavano per coglierle a uso terapeutico riuscivano a trovare facilmente sia la via che l'erba. Mentre, tutti coloro che vi si recavano per farne un uso malvagio, o per distruggerle, non riuscivano nemmeno a trovare la strada che li conducesse al giardino.

La città di Napoli, all'epoca, non era molto ricca di pesce a causa dei bassi fondali del suo mare, e anche a questa mancanza Virgilio provvide rapidamente. Fece lavorare una pietra su cui fece installare un pesciolino, e la fece porre nel luogo che da allora si chiamò Pietra del Pesce. In quel luogo, finché ci fu la detta pietra, non mancarono mai pesci di nessun genere e grandezza.

All'ingresso della città, su quella che ancora oggi viene chiamata Porta Nolana, fece edificare e scolpire due busti di marmo, uno di un uomo che rideva e l'altro di una donna che piangeva. Se qualcuno entrava in città per ottenere qualche grazia o per sbrigare qualche faccenda, e casualmente faceva il suo ingresso dalla parte in cui c'era l'immagine dell'uomo che rideva, ciò stava a significare buon augurio e tutti i suoi desideri e le sue faccende avrebbero avuto un esito positivo. Se, invece, andava dalla parte dove c'era la testa che piangeva, ne avrebbe tratto solo danni e dispiaceri.

In quello stesso periodo ordinò che ogni anno si tenesse il gioco di Carbonara, non con la morte degli uomini, come poi si fece in seguito, ma per esercitare gli uomini alle armi, e ai vincitori veniva dato un premio. Il gioco consisteva nel lanciare pietre con delle fionde, e nel colpire l'avversario con delle mazze, ma i partecipanti avevano il capo coperto da un elmo e indossavano abiti di cuoio.
Nel 1380, si cominciarono ad usare le armi e, nonostante fosse un gioco, molti morivano. Questo gioco prese il nome di Carbonara perché in quel luogo si gettavano le bestie morte, l'immondizia e i carboni.

Virgilio ordinò anche che gli venissero portate quattro teste umane di persone morte da lungo tempo, le quali davano risposta a tutte le domande che si facevano riguardo a ciò che accadeva nei quattro angoli della terra, affinché il duca di Napoli fosse a conoscenza di tutto ciò che accadeva nel mondo.

Sempre nella città di Napoli, a Porta Nolana, vi è un sigillo, con il quale Virgilio distrusse tutti i serpenti e i vermi. Infatti , quando furono scavati pozzi o fondamenta per gli edifici non si trovò né alcun serpente né alcun verme, a meno che non vi fosse stato portato accidentalmente con qualche fascio di fieno.

Virgilio Mago, Fuorigrotta, e la Leggenda di Castel dell' Ovo

Dalle parti di Baia, presso Cuma, c'erano delle acque calde, con diversi corsi sotterranei contenenti grosse quantità di zolfo, di alluminio, di ferro, pece e argento vivo; queste acque avevano diverse virtù terapeutiche e per questo motivo Virgilio fece edificare per la salute pubblica diversi bagni, e soprattutto quel bagno che va sotto il nome di Tritula, in cui erano descritti tutti i nomi delle virtù e delle acque, di modo che i malati potessero usufruirne senza il consiglio dei medici, i quali pretendevano un onorario per i loro pareri. Fatto sta che i medici di Salerno, a dimostrazione della loro mancanza di carità, una notte, entrarono in questi bagni e con vernice e pittura cancellarono tutte le scritte e cercarono di distruggere gl'impianti. Sulla via del ritorno, però, furono sorpresi da una violenta tempesta e perirono tutti annegati, a eccezione di uno che confessò la loro malvagia azione. Per recarsi a queste terme e a Pozzuoli i cittadini napoletani erano costretti ogni volta a scalare un monte ripidissimo con non poche fatiche e affanni. Virgilio ordinò che il monte fosse traforato da parte a parte e la grotta prese per questo il nome di Fuorigrotta: la quale la mattina era illuminata per metà da un lato, il pomeriggio per l'altra metà dall'altro, e tutti coloro che la attraversavano erano, per potere e grazia delle stelle, preservati da qualsiasi attacco o imboscata.

Ai tempi di Virgilio si stava costruendo un castello su uno scoglio che si trovava situato nel mare, e per questo motivo veniva chiamato castello Marino.
Nell'opera di questo castello Virgilio si dilettò moltissimo, e con la sua arte consacrò un uovo, il primo che fece una gallina, e lo mise in una caraffa più stretta dello stesso uovo. La caraffa e l'uovo furono messi in una gabbia di ferro finemente lavorata. Questa gabbia fu appesa con alcune lamine di ferro a una trave che stava appoggiata per traverso alle mura di una cameretta costruita appositamente per essa, dove c'erano due feritoie dalle quali entrava la luce.
La gabbia fu chiusa segretamente e ermeticamente in questa cameretta, con porte solide e serrature di ferro.
Perché da quell'uovo, da cui il castello prese il nome di Castello dell'Ovo, dipendevano le sue sorti: il castello sarebbe durato tanto tempo quanto l'uovo si fosse conservato intatto.

Virgilio: la Morte e oltre la Morte 
Nascita e Lunga Vita di una Leggenda 

"Infine Virgilio, mentre si trovava a Brindisi, morì. Nel frattempo alla corte del re di Sicilia, Ruggiero, c'era un medico inglese il quale insisteva presso il re affinché le ossa di Virgilio fossero inviate in Sicilia; egli pensava che le sue ossa potessero svelargli tutta la sua arte magica. Numerose lettere furono spedite all'Università di Napoli, ma senza alcun risultato, poiché si temeva che la traslazione delle ossa del poeta potessero arrecare grave danno alla città. Per cui permisero a questo medico di visitare il sepolcro di Virgilio e acconsentirono che prendesse alcuni libri di negromanzia e dell'arte della divinazione, che stavano in una custodia di rame chiusa, posta sotto la testa dello stesso Virgilio. Presi i libri, il medico partì da Napoli e si diresse di nuovo verso la Sicilia. Per evitare che le ossa del poeta venissero rubate di notte dal medico o da qualche altra persona, furono raccolte e rinchiuse in un sacco di cuoio e furono collocate nel Castel dell'Ovo.
Per un po' di tempo furono esposte dietro una grata di ferro, ma in seguito furono distrattamente murate in un muro del castello.
Si narra che al tempo di papa Alessandro, i libri di Virgilio fossero giunti anche nelle mani del cardinale di Napoli, e che questi fosse riuscito a compiere degli esperimenti magici. Si crede inoltre che, in seguito, fossero giunti anche nelle mani di un cardinale spagnolo, il quale la notte di Natale celebrò contemporaneamente tre messe in tre diverse parti del mondo, e ciò grazie alle arti magiche apprese dai libri di Virgilio, i quali infine andarono a far parte del tesoro del papa di Roma."

Flint W.R.

Tratto da "Virgilio Mago" di Erberto Petoia basato su:

"Otia Imperalia", Gervasio di Tilbury 
"Cronica di Partenope" 
"Aliprandina"o "Cronica di Mantua"

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