Vasnetsov V.
La "Baba Jaga" di Hansel e Gretel si maschera, mistifica, si traveste da dolce vecchina in una casina di marzapane attira-bambini. In origine, certamente, la/il protagonista, ovvero il bambino abbandonato nel bosco, era solo soletto. E la "Baba" non aveva rémore a manifestarsi in tutto il suo potere ed il suo orrore, così come avviene in Vasilisa. La strega di Hansel e Gretel gira su se stessa: si fa divorare attraverso la sua capanna-guscio ( inscindibile da lei, così come l'izba dalla Baba Jaga) per poter, a sua volta, divorare i topolini caduti in trappola, e per finire arrostita nel proprio forno. Una volta gettata la maschera, emergono più chiaramente la cecità (di cui ho già parlato), e le caratteristiche canoniche della strega. Gretel (il povero Hansel non lo considero affatto) è la Vasilisa di una fiaba molto più tarda, una fiaba in cui l'eroina non rispetta il codice che governa i rapporti tra i vivi ed i morti, tra l'Iniziando e la Vecchia della foresta. Siamo a un passo dalla fase novellistica più che fiabesca in cui l'eroina, trasformata definitivamente in eroe, non supera la prova mostrando di conoscere il linguaggio ed i comportamenti giusti, ma sfruttando la propria furbizia. Il passo verso l'Orco (ennesima controfigura della strega) gabbato, derubato e ucciso (da Pollicino e dei suoi emuli ) sarà breve. Già in Hansel e Gretel l'uccisione della strega frutta il riscatto dalla povertà. Vasilisa chiede ed ottiene un elemento primario, il fuoco, e, come gli eroi delle fiabe maschili (Ivan!) dovrà guadagnarselo dimostrando di essere una vera inizianda. La sua iniziazione, una volta uscita dall'izba con il teschio ardente come premio, è compiuta: ha superato l'esame della Signora degli animali, del Giorno e della Notte, dei Morti .
A.L.Bowley
Un primo appunto sui "Compiti Assegnati dalla Strega".
Propp afferma che l'assegnazione dei compiti fa parte della struttura di fiabe più tarde. Non condivido il fatto che circoscriva il campo a quelle "femminili". Anche se i "compiti difficili", effettivamente, hanno un diverso significato se assegnati a Ivan o a Vasilisa.
"Esteriormente, artisticamente questa premiazione [la consegna del dono magico] non è motivata. Ma, alla luce dei dati riportati in precedenza, possiamo affermare che l'eroe ha già superato una serie di prove. Egli conosceva la magia che spalanca le porte. Egli conosceva la parola magica che fa girare la capanna e gli permette di entrare, conosceva la magia dei gesti: l'aspersione della porta con l'acqua. Egli ha portato il suo olocausto alle belve che difendevano l'accesso. E finalmente, la cosa più importante, egli non ha avuto paura del cibo della strega."
Beh, Vasilisa dimostra di possedere la "forza magica" (la bambola) in grado, addirittura, di coltivare e preparare il cibo della Baba! E la bambola le viene direttamente dall'antenata in linea femminile. Ivan deve far conoscere la propria forza magica alla strega, Vasilisa si limita a farla riconoscere. Il dialogo con la Baba Jaga che culmina con la rivelazione della "benedizione materna" è straordinario. Vasilisa non attraversa l'izba e il Regno dei Morti per compiere, con il dono magico, il proprio destino. Vasilisa, riconosciuta, torna indietro e conquista il lieto fine con la magia che è in lei.
"Tutto questo sistema di prove riflette antichissime convinzioni secondo le quali, così come è possibile magicamente provocare la pioggia o costringere la selvaggina ad indirizzarsi verso il cacciatore, è anche possibile penetrare con la forza nell'altro mondo. Non si tratta di virtù o di purezza ma di forza. Ma, con il progredire della tecnica e con l'evolversi della vita sociale si andarono elaborando certe norme regolatrici dei rapporti giuridici e di altro genere queste norme vennero fatte risalire al culto e cominciarono ad essere chiamate virtù."
Le citazioni sono tratte da:
V. Propp, "Le Radici Storiche dei Racconti di Magia"
vedi anche Qui, Qui, e Qui.
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