giovedì 9 gennaio 2014

La Baba-jaga: Perché la Capanna su Zampe di Gallina

"I bambini che vanno nel bosco vanno verso la morte. Ecco perchè la foresta appare sia come dimora della strega che come accesso all'Ade. Non si faceva molta differenza del resto tra le azioni che si compivano nella foresta e la morte vera. Ma il rito [il Rito di Iniziazione che permetteva l'ingresso nella società degli adulti] scompare. Ciò che apparteneva al rito, ciò che avveniva agli iniziandi ora attiene soltanto ai morti. Si spiega in tal modo non soltanto la presenza della foresta e la circostanza che i morti sono lessati e arrostiti, come avveniva nei tempi passati [simbolicamente] per gli iniziandi; si spiega anche il perchè l'iniziato venisse riconosciuto dall'odore così come successivamente dall'odore verrà riconosciuto anche il nuovo venuto nel regno dei morti.
Ma non è tutto. Con la comparsa dell'agricoltura e della religione agricola tutta la religione "silvestre" si trasforma in una vera diavoleria, il grande mago si trasforma in malvagio stregone, la madre e signora degli animali diventa una strega che porta via i bambini per divorarli, e non in forma simbolica. Il nuovo modo di vita, che aveva distrutto il rito, eliminò anche i suoi creatori e portatori: la strega che brucia i bambini viene bruciata essa stessa dal narratore, portatore della tradizione epica fiabesca. Questo motivo non lo troviamo né nei riti né nelle credenze.
Esso compare appena il racconto comincia a circolare indipendentemente dal rito dimostrando così che il soggetto non è stato generato nel periodo in cui vigeva quel modo di vita che aveva generato il rito ma in un momento successivo, quando un nuovo modo di vita ha sostituito quello precedente e ha trasformato ciò che era sacro e terribile in grottesco semi-epico e semi-comico."

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Dalla prima variante della fiaba "La Baba.jaga": il nostro contadino portò la figlia nel bosco. Cammina per il bosco, guarda: c'è un'izba con le zampe di gallina. Ecco che il contadino dice: "Izba, izba! Volgi il dorso alla foresta e guardami". L'izba si voltò.
"Cosa avviene? Perché la capannuccia deve ruotare? Perché non si può entrare normalmente? Spesso Ivan si trova davanti ad una parete liscia "senza finestre né porte", l'entrata è dalla parte opposta.[...]
Ma perché non fare il giro della casa ed entrare dal retro? Evidentemente non è possibile. Evidentemente la capanna si trova su un certo confine, visibile o invisibile, che Ivan non può superare. E' possibile superare questo confine soltanto attraverso la capanna e la capanna deve girarsi [...]
La capanna è aperta dalla parte del regno in capo al mondo ed è chiusa dalla parte del regno già raggiunto da Ivan. [...]
Questa capanna è un posto di guardia. Egli passerà al di là del confine, quando avrà subito l'interrrogatorio e avrà superato la prova che dovrà decidere se può proseguire. In sostanza la prima prova è già superata. Ivan conosce lo scongiuro ...."
In Scandinavia, in Russia, ecc. le porte non guardavano mai verso Nord, verso la Morte. 
Propp cita "Ivan" perché si occupa prevalentemente delle fiabe cosiddette maschili: l'eroe è immancabilmente Ivan Zarevic. Ma l'esempio che ho portato - il padre che accompagna, malvolentieri, la figlia dalla Baba e che, essendo egli un iniziato, conosce la formula, lo scongiuro, le parole che vanno dette, rispecchia ciò che realmente avveniva molto prima della nascita di queste fiabe.
"La posizione di confine occupata dalla capanna talvolta viene messa in particolare evidenza [....]"
L'izba si trova al limitare, non nel cuore della foresta, come avverrà nelle fiabe più tarde.
"L'eroe non è un morto, ma un uomo vivo o uno sciamano che desidera entrare nel regno dei morti [....]
La casa della morte ha l'ingresso dalla parte della morte..."

"Nelle fiabe femminili, la capanna ha alcune peculiarità. La fanciulla prima di andare dalla strega, va a far visita ad una sua zietta che la mette in guadia su quanto vedrà nella capanna e le dice come comportarsi. Questa zietta è chiaramente un personaggio introdotto in epoca posteriore. Abbiamo prima visto che l'eroe sa sempre come comportarsi e cosa fare nella capanna. Esteriormente queste sue conoscenze non sono affatto motivate esse però sono motivate, come vedremo, interiormente. L'istinto artistico costringe invece il narratore a motivare queste conoscenze e a introdurre la zietta consigliera.
Esaminiamo dapprima le azioni della fanciulla. Nell'atto col quale  la fanciulla versa l'olio sui cardini delle porte vediamo tracce dell'aspersione [...]
La fanciulla dà agli animali che stanno a guardia della porta carne, pane e burro; dai prodotti che in questo caso vengono usati deduciamo l'origine contadina di epoca posteriore di questi dettagli [...]
Infne nella legatura della bacchetta con un nastro vediamo facilmente i resti di atti di culto molto diffusi. E se la fanciulla compie le sue azioni nell'uscire e non nell'entrare nella capanna possiamo riconoscere in questo tipo di comportamento i segni di una inversione di epoca posteriore [...]"

Gil Rimmer

La capanna costruita a volte dagli stessi iniziandi aveva forma zoomorfa. La porta aveva forma di fauci. Nel mito, la capanna zoomorfa prende l'aspetto di un animale, mentre persiste nella fiaba. Infine, anche quando altre caratteristiche scompaiono, permane a lungo la "porta che morde".
"[...] anche le zampe di gallina non sono altro che reminiscenze delle colonne zoomorfe sulle quali un tempo poggiava questa specie di costruzioni. Allo stesso modo si spiegano gli animali a guardia degli accessi. Assistiamo qui allo stesso fenomeno che è possibile osservare nel processo di evoluzione antropomorfa degli dèi-animali. Ciò che un tempo svolgeva il ruolo di deità si trasforma in un attributo della divinità (l'aquila di Zeus, ecc).
Ciò che un tempo era la capanna - un animale - diventa un attributo della capanna o un suo accessorio si trasferisce all'ingresso.
Questo rito è stato prodotto dall'ordinamento tribale e rispecchia interessi e concezioni venatorie. Al momento in cui nasce lo Stato del tipo egizio già manca qualunque traccia del rito dell'iniziazione C'è una porta che è accesso all'altro regno e il morto deve saper esorcizzare proprio questa porta. In questo stadio compaiono l'aspersione e il sacrificio, anch'essi conservati nella fiaba. Il bosco, che inizialmente è la condizione necessaria del rito viene anch'esso successivamete trasferito nell'altro mondo. La fiaba è l'ultimo anello di questa evoluzione."

V. Propp, Le radici storiche dei tacconti di magia - la Foresta Misteriosa.

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