lunedì 6 gennaio 2014

La Baba-Jaga - Seconda Versione

'erano un tempo un uomo e una donna. L'uomo rimase vedovo e sposò un'altra donna; ma dalla prima moglie aveva avuto una figlia. La cattiva matrigna non voleva bene alla figliastra, la batteva e pensava come poteva fare per liberarsene del tutto. Un giorno il padre partì, e la matrigna disse alla bambina: "Va' da tua zia, mia sorella, e chiedile ago e filo, per cucirti una camicetta".
Ma questa zia era una Baba-jaga gamba d'osso. Però la bambina non era stupida, e andò prima da un'altra zia, sorella della sua vera madre.




"Buongiorno, zietta!"
"Buongiorno, cara! Qual buon vento ti porta?"
"La mia matrigna mi ha detto di andare da sua sorella a chiedere ago e filo, per cucirmi una camicetta".
La zia le disse: "Nipotina mia, là dove andrai ci sarà una betulla che vorrà graffiarti sugli occhi: tu legala con un nastrino; ci sarà un portone che cigolerà e vorrà sbatterti in faccia: tu versagli un po' d'olio sui cardini, ci saranno dei cani che vorranno morderti: tu getta loro del pane; e un gatto vorrà cavarti gli occhi: tu dagli un po' di prosciutto".
La bambina andò: eccola che cammina, cammina e finalmente arriva. C'è una capanna; dentro, la Baba-jaga gamba d'osso, seduta, fila.
"Buongiorno, zietta!"
"Buongiorno, carina!"
"Mi ha mandato da te la mamma a chiederti ago e filo, per cucirmi una
camicetta".
"Benissimo, intanto, mettiti a filare".
Ecco che la bambina si siede al telaio, mentre la Baba-jaga esce e dice alla sua aiutante: "Va', scalda il bagno e lava la mia nipotina, ma bada di farlo per benino: me la voglio mangiare per colazione".
La bambina se ne resta seduta più morta che viva, tutta spaventata, e prega l'aiutante: "Non accendere più legna dell'acqua che versi, e l'acqua portala con un setaccio", e le regalò un fazzoletto.
La Baba-jaga aspetta; poi va alla finestra e domanda:
"Stai filando, nipotina, stai filando mia piccina?".
"Sto filando, cara zia, sto filando".
La Baba-jaga si allontanò e la bambina diede il prosciutto al gatto e gli chiese: "Non si può fuggire di qui in qualche modo?".
"Eccoti un pettinino e un asciugamano - dice il gatto - prendili e scappa; la Baba-jaga ti inseguirà, ma tu poggia l'orecchio a terra e appena senti che è vicina, getta via prima l'asciugamano: nascerà un fiume, largo largo; se la Baba-jaga riuscirà ad attraversarlo e ricomincerà ad inseguirti, tu poggia di nuovo l'orecchio al suolo e, quando senti che è vicina, getta il pettinino: nascerà un bosco, fitto fitto; quello non potrà oltrepassarlo davvero!".

Bilibin I.

La bambina prese l'asciugamano e il pettinino e fuggì: i cani la volevano sbranare, ma essa gettò loro il pane, e quelli la lasciarono passare; il portone voleva sbattere e chiudersi, ma essa gli versò un po' d'olio sui cardini, e quello la lasciò passare; la betulla voleva strapparle gli occhi, ma la bambina la legò con un nastrino, e quella la lasciò andare. Intanto il gatto siede al telaio e fila: ma, più che filare, fa un gran pasticcio! La Baba-jaga si avvicina alla finestra e domanda:
"Stai filando, nipotina, stai filando, mia piccina?".
"Sto filando, cara zia, sto filando!", risponde brusco il gatto.
La Baba-jaga si precipita nella capanna, vede che la bambina è fuggita e... giù botte al gatto! Lo sgrida perché non ha graffiato la bambina sugli occhi.
"E' tanto tempo che ti servo - risponde il gatto - e non mi hai mai dato nemmeno un ossicino; lei invece mi ha dato un pezzo di prosciutto!".
La Baba-jaga si scagliò contro i cani, il portone, la betulla e l'aiutante, e giù a picchiare e a sgridare tutti!
I cani le dicono: "Ti serviamo da tanto tempo e non ci hai mai dato neppure una crosta bruciacchiata; lei invece ci ha dato il pane!".
La betulla dice: "E' tanto che ti servo, e non mi hai legata neppure con un filo; lei invece mi ha ornata con un nastrino".
L'aiutante dice: "Ti ho servita per tanto tempo, e tu non mi hai regalato nemmeno uno straccio; lei, invece, mi ha regalato un fazzoletto".
La Baba-jaga gamba d'osso balzò rapidamente a cavallo del mortaio, lo incitò col pestello, lo guidò con la scopa e si gettò all'inseguimento della bambina. La bambina poggia l'orecchio a terra e sente che la Baba-jaga l'insegue ed è già vicina, prende l'asciugamano e lo butta via: nasce un fiume largo largo! La Baba-jaga arriva al fiume e per la rabbia digrigna i denti, torna a casa, prende i suoi buoi e li sospinge verso il fiume: i buoi se lo bevono tutto. La Baba-jaga si lanciò di nuovo all'inseguimento. La bambina poggiò l'orecchio al suolo, sentì che la Baba-jaga era vicina, e gettò il pettinino; nacque un bosco, fitto da far paura! La Baba-jaga cominciò a rosicchiarlo, ma, per quanto facesse, non riuscì a rosicchiarlo tutto e tornò indietro.
Intanto il padre era tornato a casa e aveva chiesto: "Dov'è mia figlia?".
"E' andata dalla zia", aveva risposto la matrigna.
Un po' più tardi torna a casa anche la bambina.
"Dove sei stata?", le chiede il padre.
"Ah, piccolo padre! - dice lei - Così e così, la mamma mi ha mandato dalla zia a chiedere ago e filo, per cucirmi una camicetta, ma la zia è una Baba-jaga e voleva mangiarmi".
"Come hai fatto a scappare, figlia mia?"
Così e così - racconta la bambina.
Il padre quando ebbe saputo tutto, si arrabbiò con la moglie e le sparò col fucile. Da quel giorno visse con la figlia, felice e contento.
A far baldoria con loro anch'io son stato, molto idromele ho bevuto; ma sui baffi m'è colato, nella bocca nulla è andato!


Bilibin I.

Afanas'ev, "Fiabe Popolari Russe".

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