Che è veramente troppo pieno di lavaggi
"Sophie decise che l'unica cosa da fare per garantirsi l'ospitalità al Castello era dimostrare a Howl di essere una domestica sopraffina, un vero tesoro."
Suscitando forti reazioni negli altri abitanti del castello - grande rabbia (Calcifer) e costernazione (Michael) - Sophie si tuffa letteralmente in un oceano di polvere per guadagnarsi l'ospitalità di Howl. Fortunamente, come è stato già spiegato, il grande castello è solo un'illusione creata intorno alla casetta (4 stanze+cortiletto invaso da ferraglie ) di Porthaven dove realmente Howl, alias Jenkins lo Stregone, abita. E, mentre la vecchia Sophie mette sottosopra il laboratorio-cucina, bussano proprio da Porthaven. Michael, avvisato dal solito urlo del dèmone, ruota verso il basso la parte blu del pomello ed apre ad una ragazzina venuta a ritirare un incantesimo: si tratta di una polverina capace di proteggere la barca del padre pescatore anche dalla tempesta più spaventosa.
E paga con una moneta che Michael, osservato con approvazione da Calcifer, nasconde sotto una pietra del camino. La giovanissima cliente, molto incuriosita, sbircia Sophie e chiede se è, per caso, una nuova apprendista-strega di Howl.
"... Sì, bambina mia, sono la Strega migliore e più pulita delle terre di Ingary.[...] Quand'era una ragazza le sarebbe venuta la pelle d'oca per l'imbarazzo al solo pensiero di come si stava comportando, da vecchia non le importava niente di quello che dicesse e facesse. Tutto sommato era un gran sollievo."
Continuando a sollevare gran nuvoloni di polvere e lottando contro le matasse di ragnatele che penzolavano dalle travi del soffitto, fra le proteste di Calcifer e di Michael, Sophie fa qualche scoperta e intanto sbircia in giro. Viene così a sapere che il giovane apprendista nasconde gli introiti derivanti dalla vendita degli incantesimi perché Howl è uno spendaccione "sciocco e imprevidente", e si domanda su quale parte del mondo si spalanchi la porta del castello quando il pomello è sul lato dipinto di nero. Intanto, Howl esce dalla stanza da bagno avvolto, come sempre, in una nuvola di profumo. Naturalmente, è elegantissimo e si ripara con le ampie maniche guarnite da filigrana d'argento dalla pioggia di polvere e ragnatele suscitata dalla "vecchia" Sophie in vena di grandi pulizie.
Soprattutto, il Mago si infastidì per la guerra ai ragni e le proibì di continuarla. Sophie adottò il solito sistema: fece finta di nulla e, con una sfacciataggine che sarebbe stata assolutamente inconcepibile per la "giovane" Sophie, chiese a Howl, mentre questi - raccolta la sua chitarra - si apprestava ad uscire, dove conducesse il lato nero del pomello.
" Che vecchia ficcanaso! Il nero porta al mio privatissimo rifugio e non sei tenuta a sapere dove si trovi."
Poi uscì, non senza averle proibito di toccare ancora i ragni. E, quando Howl assume un certo tono, Sophie sa fermarsi prudentemente ed obbedisce. Dagli ammiccamenti e dalle risatine dell'apprendista e del dèmone del fuoco, intuisce che il Mago è uscito "a caccia di ragazze", ancòra indecisa sul grado di preoccupazione che una simile idea debba suscitare in lei!
La sua iperattività casalinga esasperò totalmente Michael e Calcifer: l'uno pentito di avere avuto compassione di quella vecchia ostinata, impicciona e in moto perpetuo, l'altro, costantemente sotto la minaccia della sua paletta per la cenere e delle secchiate d'acqua, pentito perfino di aver stretto con lei il famoso patto. Al ritorno di Howl, Michael lo seguì e si rinchiuse con il Mago nella stanza da bagno, e Sophie potè ascoltare il fiume di proteste e lamentele che la riguardavano. Ma Howl le chiese soltanto se gli avesse obbedito ed avesse lasciato in pace i ragni, e, alla sua risposta affermativa, si disinteressò completamente di lei. Quella notte, Sophie ebbe l'impressione di essere tacitamente accolta nel Castello. Su ordine di Howl, infatti, Michael le sistemò un lettuccio pieghevole nel sottoscala che, pian piano, nei giorni seguenti, si sarebbe trasformato nella sua "cuccia".
Durante le frequenti e prolungate assenze di Howl, Sophie continuò l'impresa disperata di ripulire e mettere in ordine il covo di quella strana "famigliuola". Sempre fra gli strilli di Calcifer e i mugugni di Michael. La sua scusa era che cercava il nascondiglio segreto del Mago, quello che forse le avrebbe svelato "le anime prigioniere delle ragazze o i loro cuori masticati "e qualche indizio sul patto che legava Howl a Calcifer e da cui dipendeva, ormai, anche la sua liberazione dal maleficio della Strega! Intanto, il ruolo di Sophie diventava ufficiale anche al di là della porta del Castello:
" Come Michael aveva profetizzato, la voce era corsa veloce per tutta Porthaven , così la gente incominciò a presentarsi alla porta per vedere Sophie, che ora veniva chiamata Signora Fattucchiera; a Kingsbury, invece, era stata nominata Signora dei Sortilegi, infatti la notizia si era sparsa anche nella Capitale. "
E, finalmente, si dedicò alla pulizia del bagno di Howl.
" 'Cerchiamo qualcosa che riguardi il contratto' mormorò la prima volta alla vasca, ma il suo vero obiettivo era la scansia dei pacchetti, vasi e tubetti. Col pretesto di pulire accuratamente lo scaffale li spostò uno a uno e li esaminò accuratamente per vedere se dietro le etichette che dichiaravano Pelle, Occhi e Capelli ci fossero in effetti minuscoli resti di ragazze. Mentre procedeva con il lavoro, si convinse che, in effetti, erano soltanto creme, ciprie e tinture. Se mai si fosse trattato di di ragazze che non ce l'avevano fatta contro Howl, doveva aver usato il misterioso contenuto del tubetto Perdenti. Una volta decomposte, Howl avrebbe potuto sbarazzarsi facilmente dei resti nel lavandino, ma in cuor suo Sophie sperò che in tutti quei contenitori ci fossero solo dei cosmetici."
Sopravvissuta alla pulizia del bagno di Howl, Sophie, armata, come il solito, di ramazze e spazzoloni, entra nella camera di Michael, nonostante la disperata ribellione di quest'ultimo, che, infine, sconfitto, fugge salvando il suo tesoro: una scatola che teneva nascosta sotto il letto. Sophie crede di scorgere quelle che sembrano lettere d'amore, legate con un nastro azzurro ornato da una rosa di zucchero.
La marcia della "vecchia domestica" si spinge fino al cortiletto ingombro di rottami che - si è detto - apparteneva con la cucina-laboratorio, le due camere e il bagno, al nucleo reale del castello, ovvero la casetta di Porthaven. Ma cadeva una fastidiosa pioggerellina e Sophie rinunciò a sgombrare il cortile, non senza scovare un piccolo tesoro: un grande barattolo di pittura bianca con cui rinfrescò le pareti affumicate della cucina. Perfino Howl notò un cambiamento!
"Quando Howl rientrò, il terzo giorno, non poté fare a meno di esclamare: 'Cos'è successo qui? Sembra tutto più luminoso.'
Michael, con voce da funerale, pronunciò solo: 'Sophie!'
'Avrei dovuto indovinarlo ' disse il Mago scomparendo nel bagno.'
'L'ha notato! - bisbigliò Michael a Calcifer - Evidentemente la ragazza alla fine sta cedendo!"
Il giorno successivo, forse incoraggiata da questo piccolo successo, Sophie attese che Howl uscisse per avventurarsi nella sua camera. Non aveva più tanta paura. Non aveva mai creduto sino in fondo né ai grandi poteri né alla spaventosa malvagità del Mago. In base a quello che aveva potuto osservare, più che timore, Howl le ispirava disprezzo.
Erano Michael e Calcifer a mandare avanti la baracca, e gli unici poteri che aveva visto all'opera erano quelli del dèmone del fuoco. Salì le scale e si apprestò ad entrare nella tana di Howl, quando lo vide lì, fermo sulla soglia.
"No, non lo fare - le disse in tono gentile - voglio che la mia camera resti sporca." Sophie rimase per un attimo interdetta. Lo aveva visto allontanarsi dal Castello!
"Ho immaginato quello che avevi intenzione di fare. Hai fatto del tuo peggio con Michael e Calcifer, quindi, una volta terminato con loro, era logico che avresti rivolto su di me le tue attenzioni. Qualsiasi cosa ti abbia detto Calcifer, non dimenticare che io sono un Mago. O forse pensavi che non fossi nemmeno in grado di fare una magia così piccola?"
Sophie non volle ammettere di essere rimasta spiazzata e che certe sue teorie traballavano, ma cercò di difendere il suo diritto di svolgere le proprie mansioni. E Howl difese il proprio diritto di vivere in un porcile, se ne aveva voglia. Sbirciando al di sotto della sua fluente manica, Sophie scorse una camera sporca, ingombra di libri dall'aria sospetta, una stanza che ricordava "il nido di un uccello". Infine, Howl riuscì ad allontanarla. "Per favore. Odio litigare con la gente." Sophie decise di spostarsi finalmente in cortile e si accinse a mettere ordine fra i rottami. Ma Howl le impedì anche questo. Esasperata, Sophie quasi urlò: "Fare le pulizie è il mio compito qui !' '
'Allora devi inventarti una nuova ragione di vita!' le rispose Howl..."
E stavolta sembrò sul punto di arrabbiarsi sul serio. E - le disse - lui odiava arrabbiarsi! Sophie arruffò di nuovo le penne: " ... Non ti piace fare niente che ti risulti sgradevole, vero? Sei un opportunista!..." Howl le rivolse un altro di quegli sguardi gelidi che sembravano sfiorarla senza vederla. " Bene, ora conosciamo i difetti l'uno dell'altra. Torna in casa. Sbrigati."
E, nell'indicarle la direzione, strappò la sua bella manica che si impigliò in uno dei rottami smossi dalla vecchia domestica. Alla sua imprecazione, Sophie si offrì di rammendare la manica.
"Le diede un'altra occhiata glaciale.' Ecco, ci stai ricadendo. Devi proprio amare il servilismo!' Howl prese delicatamente i lembi strappati della manica fra le dita della mano destra e li unì. Non appena la sua mano lasciò la stoffa, Sophie vide che lo strappo era scomparso. 'Ecco fatto! Hai capito adesso?'"
Sophie si avvilì. Si chiese come mai non l'avesse ancòra licenziata e quale fosse il senso della sua presenza nel Castello. E comunicò i suoi dubbi a Michael, che non seppe risponderle. " Non lo so! E la cosa mi colpisce. Penso che Calcifer abbia comunque a che fare con la vostra permanenza in questo posto. Infatti, tutti quelli che entrano nel castello o non lo notano nemmeno o ne sono spaventati a morte.Voi, invece...".
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