sabato 11 maggio 2013

Il Lupo Mannaro in Scandinavia

Da : A.A. Azfelius

Gli antichi Miti nordici narrano che Loke, incarnazione del Male, si unì ad una gigantesca Mortale e i loro figli erano lupi.
In un arcaico canto che descrive la nascita del Male si afferma che da quell'accoppiamento hanno avuto origine tutti i lupi. E il Mito sopravvisse nella credenza popolare che riteneva i lupi in qualche modo imparentati con il Diavolo.
Le anziane che vivevano nei boschi e non nascondevano la propria sapienza nelle Arti magiche venivano comunemente chiamate Madri dei lupi di cui erano considerate le "Padrone".
"Ancora oggi - affermava Azfelius nel 1842 - molti credono che sia possibile essere trasformati in lupi mediante arti magiche. Tale credenza è diffusa soprattutto tra i Finnici, i Lapponi e i Russi."
Verso la metà del XIX secolo, la città di Kalmar venne invasa dai lupi e, rapido, si diffuse il convincimento che i Russi, all'epoca in guerra con la Svezia, avessero trasformato i prigionieri in lupi e li avessero, poi, rispediti a casa perché l'affliggessero con la loro ferocia.
A tal proposito, si raccontava di un soldato del reggimento di Kalmarsch che, trasformato anch'esso in lupo, aveva raggiunto la Finlandia e poi le isole Aland, e quindi, mòsso da un'irresistibile nostalgia, era tornato a Smaland per rivedere la sua terra e la moglie. Era stato, però, ucciso da un cacciatore che aveva trasportato in paese quelle che riteneva le spoglie di un lupo. La carcassa venne quindi scuoiata e, solo allora, tutti videro che lo strano lupo aveva una camicia sotto la cute. La moglie la esaminò e riconobbe la camicia che aveva cucito con le sue mani per l'amato marito in procinto di partire per la guerra.

Da  Ebbe Schon:
"Una donna sposata da poco tempo non riusciva a capire lo strano comportamento di suo marito. Talvolta, infatti, gli capitava di starsene lontano da casa alcuni giorni e quando tornava era stanco e triste e non voleva assolutamente raccontare ciò che gli era accaduto. Sembrava quasi che non riuscisse a ricordare nulla. La donna pensava che il marito avesse una strana malattia che lo obbligava a starsene da solo di tanto in tanto e per la quale non si conosceva alcun rimedio.
Un giorno si trovavano tutti e due nei campi a lavorare. Arrivato il momento di far colazione, la donna trasse fuori dal paniere i panini e il caffè, ma l'uomo scosse la testa e disse che avrebbe portato il cibo nel bosco e avrebbe fatto colazione da solo. Poi corse verso il bosco e scomparve.
Qualche istante dopo la donna vide un animale dal pelo lungo e grigiastro che le si avvicinava correndo. Dapprima pensò che si trattasse di un cane lupo ma poi, osservatolo meglio, notò che la sua coda non assomigliava a quella di un cane, ma piuttosto a quella di una bestia feroce, e che il suo pelo era irto e arruffato. Quando capì che l'animale che si lanciava contro di lei era un lupo vero e proprio, corse verso il campo nel tentativo di evitarlo, ma la belva la raggiunse in un batter d'occhio. Vide il lupo spalancare le sue fauci spaventose, afferrarle la gonna con i suoi lunghi denti aguzzi e ridurla a brandelli. Al colmo del terrore e della disperazione, la donna chiamò il marito con tutta la forza che aveva, sperando che egli potesse udirla dal profondo del bosco: "Johan, Johan,
aiutami!".
A quelle grida accadde qualcosa di veramente incredibile: il lupo scomparve, e al suo posto apparve il marito che stringeva ancora fra i denti un brandello della gonna! Johan si dimostrò dapprima molto confuso e pieno di vergogna, ma poi si rincuorò e ringraziò la moglie per averlo liberato dalla terribile maledizione che lo aveva colpito. Da quando era diventato adulto si era trovato costretto a correre a quattro zampe. Al principio si trasformava in lupo soltanto per qualche ora, ma negli ultimi tempi la metamorfosi durava sempre di più. Sapeva benissimo perché era diventato così e lo raccontò alla moglie: sua madre aveva molta paura del parto e durante la gravidanza aveva fatto ciò che a quel tempo facevano molte donne, e cioé aveva mangiato per tre volte, di mercoledi notte, la placenta di una puledra. Le cavalle, come si sa, partoriscono con facilità, e la donna sperava che, attraverso questa pratica magica, sarebbe riuscita a dare alla luce il suo bambino senza soffrire. Tutto infatti andò bene: il parto fu facile e indolore. Ma la pena da scontare fu molto dura: suo figlio diventò un lupo mannaro. Per dei lunghi periodi poteva vivere come qualsiasi altro essere umano, ma quando si trasformava, non poteva fare altro che allontanarsi dalla gente e vivere selvaggiamente nel cuore del bosco."

Riporto, testualmente, quest'ultima storia perché vi trovo spunti allettanti. Allettanti perché insoliti. Il lupo-uomo non è demonizzato, né fa una brutta fine: la moglie lo salva involontariamente chiamandolo per nome ad alta voce. Questo sistema anti-maleficio, come vedremo, funziona anche in altri casi... Ma la nota più interessante è la spiegazione che l'ex-licantropo fornisce per spiegare le cause del proprio male. Torna il motivo-tabù del parto, della paura del parto, dei malefici che le donne, nella loro ... "pusillanimità" , sono disposte ad eseguire pur di scamparla. Naturalmente con tremende ricadute sugli altri, in primis sulla propria innocente figliolanza.
( v. le due versioni della leggenda svedese "La Donna che non Voleva Figli" ).
Delizioso, per me, l'accenno alla credenza che mangiare in gravidanza la placenta di una puledra salvi dai dolori del parto... Qualcuno sapeva che il parto delle cavalle fosse così facile? A me risulta esattamente il contrario... per non parlare di un piccolo dettaglio: le Dèe Madri erano spesso dèe cavalle, o erano rappresentate come tali...





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