domenica 12 maggio 2013

"Il Pescatore e la Sua Anima" - Terza e Ultima Parte


 
Morgan J.M.


E in capo al secondo anno l'Anima scese alla sponda del mare, e chiamò il giovane Pescatore, e questi venne su dagli abissi e disse, “ Perché mi chiami? “
E l'Anima rispose,” Avvicinati, che io possa parlarti, poiché ho visto cose meravigliose “.
Così lui si avvicinò, e si coricò dove l'acqua era poco profonda, e si poggiò il capo sulla mano e ascoltò.
E l'Anima gli disse,” Quando ti lasciai ,volsi il viso a Mezzogiorno e mi misi in viaggio. Dal Mezzogiorno viene tutto quanto è prezioso. Sei giorni viaggiai sulle strade che portano alla città di Ashter, lungo le strade polverose e tinte di rosso che i pellegrini sogliono percorrere feci il mio viaggio, e la mattina del settimo giorno alzai gli occhi, ed ecco!, la città giaceva ai miei piedi, poiché si trova in una valle.
Ci sono nove porte per entrare in questa città, e davanti a ciascuna porta c'è un cavallo di bronzo che nitrisce quando i Beduini calano dai monti. Le mura sono rivestite di rame e le torrette di guardia hanno il tetto in ottone. In ogni torre sta un arciere con un arco in pugno. All'alba costui colpisce con una freccia un gong, e al tramonto soffia in un corno di corno.
Quando cercai di entrare, le sentinelle mi fermarono e mi chiesero chi ero. Io risposi che ero un Derviscio sulla via della città della Mecca, dov'era un velo verde sul quale le mani degli angeli avevano ricamato in lettere d'argento il Corano. Furono pieni di meraviglia, e mi pregarono di passare.
Dentro è come un bazaar. Peccato tu non fossi con me. Attraverso le anguste stradine, le allegre lanterne di carta volteggiano come grandi farfalle. Quando il vento soffia sui tetti si alzano e ricadono come le bolle colorate. Davanti alle loro botteghe siedono i mercanti sui loro tappeti di seta. Hanno barbe nere e diritte, e i loro turbanti sono coperti di zecchine d'oro, e lunghi fili di ambra e noccioli di pesca scolpiti gli scivolano fra le fresche dita. Alcuni di loro vendono galbano e nardo, e curiosi profumi dall'Oceano Indiano, e lo spesso olio delle rose rosse, e la mirra e piccoli chiodi di garofano. Quando ci si ferma a parlar loro gettano pizzichi di incenso su di un braciere di carbone e addolciscono l'aria.
Vidi un Siriano che teneva fra le mani una verga sottile come una canna. Grigi fili di fumo ne uscivano, e il suo odore quando bruciava era l'odore del mandorlo rosa a primavera.
Altri vendono braccialetti d'argento tutti sbalzati di cremose pietre di azzurra turchese, e catenelle per le caviglie in in filo di ottone frangiate di perline, e artigli di tigre montati in oro, e gli artigli di quel gatto dorato, il leopardo, montati anch'essi in oro, e orecchini di smeraldo forato, e anelli di giada scavata. Dalle case da tè giunge il suono di chitarra e i fumatori d'oppio con i loro visi bianchi e sorridenti guardano i passanti.
Veramente tu avresti dovuto essere con me. I venditori di vino si fanno largo nella folla con grandi pelli nere sulle spalle. La maggior parte di loro vende vino di Shiraz, che è dolce al pari del miele. Lo servono in tazzine di metallo e vi spargono sopra foglie di rosa. Nella piazza del mercato stanno i venditori di frutta, che vendono frutti di ogni tipo: fichi maturi, con la loro ammaccata carne purpurea, meloni, che odorano di muschio e gialli come topazi, cedri e mele rosa e grappoli di uva bianca, rotonde arance rosso-oro, e limoni ovali di oro verde. Una volta vidi passare un elefante. La sua proboscide era dipinta con vermiglio e curcuma, e sulle orecchie aveva una rete di cordoni di seta cremisi. Si fermò davanti a una bancarella e si mise a mangiare le arance, e l'uomo si limitò a ridere. Non puoi immaginare che gente strana sono. Quando sono contenti vanno dai venditori di uccelli e comprano un uccello in gabbia e lo liberano per gioire ancora di più, e quando sono tristi si fustigano con spini perché il loro dolore non diminuisca.


Brivtin V.


Una sera incontrai dei negri che trasportavano un pesante baldacchino attraverso il bazaar. Era fatto di bambù dorato, e i pali erano di lacca vermiglia tempestata di pavoni di ottone. Alle finestre pendevano sottili tendine di mussola ricamata di ali di scarabeo e minuscole perline, e al suo passaggio una Circassa dal volto pallido se ne affacciò e mi sorrise. Io lo seguii a distanza, e i negri affrettarono il passo e si aggrottarono. Ma a me non importava. Mi sentii preso da una grande curiosità. Da ultimo si fermarono davanti ad una bianca casa quadrata. Questa non aveva finestre, solo una porticina simile alla porta di una tomba. Deposero il palanchino e bussarono tre volte con un martello di rame. Un Armeno in un caffetano di cuoio verde si affacciò alla grata, e vedendoli aprì, e stese un tappeto a terra, e la donna ne scese. Al momento di entrare, si voltò e mi sorrise di nuovo. Non avevo mai visto nessuno così pallido. Quando sorse la luna tornai allo stesso posto e cercai la casa, ma non c'era più. Quando vidi questo, capii chi era la donna, e perché mi aveva sorriso. Certo avresti dovuto essere con me. Alla festa della Luna Nuova il giovane Imperatore uscì dal suo palazzo e andò a pregare nella moschea. Aveva capelli e barba tinti coi petali di rosa, e le guance incipriate con una polvere d'oro fino. Aveva i palmi dei piedi e delle mani gialle di zafferano. All'alba avanzò dal suo palazzo in un manto d'argento, e al tramonto vi tornò in un manto d'oro. La gente si gettava a terra e si nascondeva il viso, ma io no. Rimasi in piedi accanto al banco di un venditore di datteri e attesi. Quando l'Imperatore mi vide, sollevò i sopraccigli dipinti e si fermò. Io rimasi immobile, e non gli rivolsi l'inchino. La gente si meravigliò della mia audacia, e mi consigliò di fuggire dalla città. Io non le badai, ma andai a sedere con i venditori di strani dèi, che per via della loro professione sono abominati. Dissi loro quello che avevo fatto, e ciascuno mi diede un dio e mi pregò di lasciarlo.
Quella notte, mentre giacevo su di un cuscino nella casa da tè che si trova nella via dei Melograni, le sentinelle dell'Imperatore entrarono e mi condussero al palazzo. Al mio passaggio mi chiudevano ciascuna porta alle spalle, e la sprangavano con una catena. Dentro c'era un gran cortile tutto circondato da un colonnato. Le pareti erano di bianco alabastro, con mattonelle azzurre e verdi tassellate qua e là. Le colonne erano di marmo verde, e il pavimento di una sorta di marmo color fior di pesco. Non avevo mai visto niente di simile. Mentre attraversavo il cortile due donne velate mi guardarono dall'alto di un balcone e mi maledissero. Le guardie sopraggiunsero in fretta, e l'estremità delle loro lance risuonò sul lucido pavimento. Aprirono un cancello di avorio lavorato, e mi trovai in un giardino con fontane e sette terrazze.


Morgan J.M.


Vi erano piantati tulipani e margherite, e aloe punteggiate di stelle. Simile a uno snello giunco di cristallo, una fontana stava sospesa nell'aria del crepuscolo. I cipressi erano come torce bruciate. Da uno di essi un usignolo cantava. In fondo al giardino sorgeva un piccolo padiglione. Al nostro avvicinarsi ne uscirono due eunuchi e ci mossero incontro. I loro corpi grassi ondeggiavano nel camminare. Mi guardarono incuriositi con gli occhi dalle palpebre gialle. Uno trasse da parte il capitano delle guardie, e a voce bassa gli sussurrò qualcosa. L'altro continuò a masticare pasticche aromatiche, che estraeva con gesto affettato da una scatola ovale di smalto lilla. Dopo qualche istante il capitano delle guardie congedò i soldati. Questi tornarono al palazzo, seguiti a passo lento dagli eunuchi che passando coglievano dagli alberi le dolci more. Una volta il più anziano dei due si voltò, e mi rivolse un sorriso malvagio.
Allora il capitano delle guardie mi indicò l'ingresso del padiglione. Io avanzai senza tremare, e scostando la pesante tenda entrai. Il giovane Imperatore era disteso su di un divano in pelle di leone tinta, e aveva un falcone appollaiato sul polso. Dietro di lui era ritto un Nubiano dal turbante di ottone, nudo fino alla cintola, e con pesanti orecchini alle orecchie divise in due. Su di un tavolo accanto al divano era posata una possente scimitarra di acciaio.
Alla mia vista l'Imperatore si accigliò, e mi disse, " Qual è il tuo nome? Non sai che sono Imperatore di questa città?".


Ma io non gli diedi risposta.
Indicò col dito la scimitarra, e il Nubiano la afferrò, e correndo in avanti mi colpì con gran violenza. La lama sibilò dentro di me, e non mi ferì. L'uomo cadde disteso a terra, e quando si alzò i suoi denti battevano dalla paura, e si nascose dietro il divano. L'Imperatore balzò in piedi, e presa una lancia da una panoplia me la scagliò contro. Io l'afferrai al volo, e spezzai l'asta in due. Mi tirò una freccia, ma io alzai le mani e la fermai a mezz'aria. Allora estrasse un pugnale da una cintura di cuoio bianco, e trafisse il Nubiano alla gola perché lo schiavo non raccontasse il suo disonore. L'uomo si contorse come un serpente calpestato, e una spuma rossa gli fermentò sulla bocca. Non appena costui fu morto l'Imperatore si rivolse a me, e quando si fu deterso il lucente sudore dalla fronte con una salviettina di oro e seta purpurea, mi disse, " Sei tu un profeta, che io non posso nuocerti, o il figlio di un profeta, che non posso farti del male? Ti prego di lasciare la mia città questa sera, perché finché tu ci sei, io non ne sono più il signore ".


Brivtin V.


E io gli risposi, " Me ne andrò in cambio della metà del tuo tesoro. Dammi la metà del tuo tesoro, e io me ne andrò ". Lui mi prese per mano, e mi guidò fuori in giardino. Alla mia vista, il capitano delle guardie si meravigliò. Alla mia vista, gli eunuchi tremarono sulle ginocchia e caddero a terra, spaventati. C'è una stanza nel palazzo che ha otto pareti di porfido rosso, e un soffitto a scaglie di ottone da cui pendono lampade. L'Imperatore toccò una delle pareti e questa si aprì, e percorremmo un corridoio illuminato da molte torce.  Dentro nicchie da ogni lato si ergevano grandi otri da vino pieni fino all'orlo di pezzi d'argento. Quando giungemmo al centro del corridoio l'Imperatore pronunciò la parola che non può essere pronunciata, e una porta di granito girò su di una molla segreta, e lui si mise le mani davanti agli occhi per non restare abbacinato. Non puoi credere che posto meraviglioso fosse quello. C'erano grandi gusci di tartaruga pieni di perle, e cave pietre lunari di grandi proporzioni colme di rossi rubini. L'oro era riposto in forzieri di pelle di elefante, e la polvere d'oro in fiasche di cuoio. C'erano opali e zaffiri, quelli in tazze di cristallo, e questi in tazze di giada. Intorno, verdi smeraldi erano disposti in ordine su sottili piatti di avorio, e in un angolo erano borse di seta piene, alcune di turchesi e altre di berilli. I corni di avorio erano zeppi di purpuree ametiste, e i corni di ottone di calcedonie e sardoniche. Dalle colonne, che erano di cedro, pendevano filze di gialli occhi di lince. Nei piatti scudi ovali c'erano carbonchi, color del vino come colore dell'erba. E non ti ho ancora detto che una decima parte di quello che c'era.
E quando l'Imperatore si fu tolto le mani dal viso mi disse," Questa è la mia casa del tesoro, e la metà è tua, così come ti ho promesso. E ti darò cammelli e cammellieri, ed essi ti obbediranno e porteranno la tua parte del tesoro fino a qualsiasi parte del mondo tu desideri raggiungere. E la cosa sarà fatta stanotte, perché non vorrei che il Sole, che è mio padre, vedesse che nella mia città c'è un uomo che io non posso uccidere ".
Ma io gli risposi, " L'oro che è qui è tuo, e l'argento è anche tuo, e tue sono le gemme preziose e le cose di valore. Quanto a me, io non ne ho bisogno. Né prenderò altro da te se non quel piccolo anello che porti al dito della mano".
E l'Imperatore si accigliò. " Non è che un anello di piombo - gridò - e non ha alcun valore. Perciò prendi la tua metà del tesoro e vattene dalla mia città ".
" No - risposi io - non prenderò altro che quell'anello di piombo, poiché io so che cosa c'è scritto dentro, e a quale scopo ".
E l'Imperatore tremò, e mi implorò, e disse, " Prendi tutto il tesoro, e vattene dalla mia città. Anche la metà che è mia sarà tua". E io  feci una cosa strana, ma quello che feci non ha importanza, perché in una grotta che si trova ad appena un giorno di viaggio da questo luogo ho nascosto l'Anello delle Ricchezze. Non è che ad una giornata di viaggio, e attende la tua venuta. Colui che ha questo Anello è più ricco di tutti i re del mondo. Vieni pertanto a prenderlo, e le Ricchezze del mondo saranno tue".
Ma il giovane Pescatore rise. " L'Amore è meglio delle Ricchezze - esclamò - e la piccola Sirena mi ama ".
" No, non c'è niente di meglio delle Ricchezze "disse l'Anima.
" L'Amore è meglio " rispose il giovane Pescatore, e si tuffò nel profondo, e l'Anima si allontanò piangendo oltre le paludi.


Brivtin V.



E in capo al terzo anno l'Anima scese alla sponda del mare, e chiamò il giovane Pescatore, e questi venne su dagli abissi e disse, " Perché mi chiami?".
E l'Anima rispose, " Avvicinati, che io possa parlarti, poiché ho visto cose meravigliose ".
Così lui si avvicinò, e si coricò dove l'acqua era poco profonda, e si poggiò il capo sulla mano e ascoltò.
E l'Anima gli disse:" In una città che conosco c'è una locanda che si trova presso un fiume. Sedevo lì con marinai che bevevano due vini dal colore diverso, e mangiavano pane fatto di orzo, e piccoli pesci salati serviti dentro foglie d'alloro con aceto. E mentre ce ne stavamo lì in allegria, entrò per noi un vecchio con un tappeto di cuoio e un liuto che aveva due corni d'ambra. E quando costui ebbe steso il tappeto sul pavimento, colpì con una penna le corde del suo liuto, e una fanciulla dal volto velato entrò di corsa e si mise a danzare davanti a noi. Aveva il volto velato da un velo di garza, ma i suoi piedi erano nudi. Nudi erano i suoi piedi, e si muovevano sul tappeto come piccoli piccioni bianchi. Mai ho visto niente di tanto meraviglioso, e la città in cui ella danza non è che a un giorno da questo luogo ".


Morgan J.M.



Ora quando il giovane Pescatore sentì le parole della sua Anima, ricordò che la piccola Sirena non aveva piedi e non poteva danzare. E un gran desiderio scese su di lui, e lui si disse, " È solo un giorno di viaggio, e posso tornare dal mio amore " e rise, e si alzò nell'acqua poco profonda, e si diresse a gran passi verso la riva. E quando fu sulla riva asciutta rise di nuovo, e tese le braccia alla sua Anima. E la sua Anima emise un gran grido di gioia, e gli corse incontro, ed entrò dentro di lui, e il giovane Pescatore si vide distesa davanti sulla sabbia quell'ombra del corpo che è il corpo dell'Anima.
E la sua Anima gli disse, " Non indugiamo, ma andiamo subito via di qui, perché gli Dèi del Mare sono gelosi, e hanno mostri che obbediscono ai loro comandi ".
Così si affrettarono, e tutta quella notte viaggiarono sotto la luna, e tutto il giorno dopo viaggiarono sotto il sole, e la sera di quel giorno arrivarono a una città.
E il giovane Pescatore disse alla sua Anima, " È questa la città in cui danza colei di cui mi parlasti?".
E la sua Anima gli rispose, "Non è questa città, ma un'altra. Comunque,
entriamo".
Così entrarono e passarono per le strade, e quando passarono per la Strada dei Gioiellieri il giovane Pescatore vide una bella tazza d'argento esposta in un banco. E la sua Anima gli disse, " Prendi quella tazza d'argento e nascondila ".
Così lui prese la tazza e se la nascose nella piega della tunica, e uscirono in fretta dalla città.
E quando furono a una lega dalla città il giovane Pescatore si accigliò, e gettò via la tazza, e disse alla sua Anima, " Perché mi hai detto di prendere questa tazza e di nasconderla? È stata un'azione malvagia". Ma la sua Anima gli rispose, " Sta' tranquillo, sta' tranquillo ".
E la sera del secondo giorno giunsero a una città, e il giovane Pescatore disse alla sua Anima, " È questa la città in cui danza colei di cui mi hai parlato?"
E la sua Anima gli rispose," Non è questa la città, ma un'altra. Comunque, entriamo ".
Così entrarono e passarono per le strade, e quando passarono per la Strada dei Venditori di Sandali il
giovane Pescatore vide un fanciullo in piedi presso una giara d'acqua. E la sua Anima gli disse,  "Picchia quel fanciullo ". Così lui picchiò il fanciullo finché questi pianse, e quando ebbe fatto ciò uscirono in fretta dalla città. E quando furono a una lega dalla città il giovane Pescatore si adirò e disse alla sua Anima, " Perché mi hai detto di picchiare quel fanciullo? È stata un'azione malvagia".
Ma la sua Anima gli rispose, " Sta' tranquillo, sta' tranquillo ".
E la sera del terzo giorno giunsero a una città, e il giovane Pescatore disse alla sua Anima, " È questa la città in cui danza colei di cui mi hai parlato?".
E la sua Anima gli rispose," Può darsi che sia in questa città, perciò entriamo ".
Così entrarono e passarono per le strade, ma in nessun luogo il giovane Pescatore riusciva a trovare il fiume o la locanda sulla riva.. E la gente della città lo guardava incuriosita, e lui si spaventò e disse alla sua Anima," Andiamo via di qui, perché colei che danza con piedi bianchi non c'è ".
Ma la sua Anima rispose," No, restiamo, invece, perché la notte è buia e ci saranno i predoni lungo la strada ". Così lui si sedette sulla piazza del mercato e si riposò, e dopo qualche tempo passò un mercante incappucciato che aveva un manto di stoffa di Tartaria, e recava una lanterna di corno forato all'estremità di una canna dai molti giunti.
E il mercante gli disse," Perché siedi sulla piazza del mercato visto che i banchi sono chiusi e le balle legate ?"
E il giovane Pescatore gli rispose," Non riesco a trovare una locanda in questa città, né ho alcun parente che possa darmi un asilo ".
" Non siamo tutti parenti? - disse il mercante - E non ci ha fatti tutti un solo Dio? Pertanto vieni con me,
poiché ho una camera per gli ospiti ".
Così il giovane Pescatore si alzò e seguì il mercante in casa sua. E quando ebbe attraversato un giardino di melograni e fu entrato nella casa, il mercante gli portò acqua di rose in un piatto di rame affinché potesse lavarsi le mani, e meloni maturi perché potesse estinguere la sua sete, e gli mise davanti una ciotola di riso ed un pezzo di capretto arrosto.
E quando ebbe finito, il mercante lo condusse nella stanza degli ospiti, e gli disse di dormire e di riposarsi. E il giovane Pescatore lo ringraziò, e baciò l'anello che costui aveva alla mano, e si gettò sui tappeti di pelo di capra dipinto. E quando si fu coperto con una coperta di nera lana di pecora, cadde nel sonno.
E tre ore prima dell'alba, e mentre era ancora notte, la sua Anima lo destò e gli disse : "Alzati e va' alla stanza del mercante, proprio nella stanza in cui egli dorme, e uccidilo, e prendigli il suo oro, poiché ne abbiamo bisogno ". E il giovane Pescatore si alzò e strisciò verso la stanza del mercante, e sui piedi del mercante era deposta una spada ricurva, e il vassoio al fianco del mercante conteneva nove borse d'oro. E lui tese la mano e toccò la spada, e quando la toccò il mercante trasalì e si destò, e saltando su afferrò lui la spada e gridò al giovane Pescatore," Mi restituisci il male per il bene, e mi paghi spargendo il mio sangue la gentilezza che ti ho mostrato?"
E la sua Anima disse al giovane Pescatore, " Colpiscilo " e lui lo colpì, così che quello svenne, e lui afferrò le nove borse d'oro, e fuggì rapido per il giardino di melograni, e rivolse il viso alla stella che è la stella del mattino.
E quando furono a una lega dalla città, il giovane Pescatore si picchiò sul petto, e disse alla sua Anima, " Perché mi hai detto di uccidere il mercante e di prendergli l'oro? Certo tu sei malvagia ".
Ma la sua Anima gli rispose, " Sta' tranquillo, sta' tranquillo ".
" No - gridò il giovane Pescatore - non posso stare tranquillo, perché detesto tutto quello che mi hai fatto fare. Detesto anche te, e ti comando di dirmi perché ti sei comportata con me in questa maniera ".
E la sua Anima gli rispose, " Quando mi hai mandato nel mondo non mi hai dato cuore, così ho imparato a fare tutte queste cose e ad amarle ".
" Che cosa dici ?" sussurrò il giovane Pescatore.
" Lo sai - rispose la sua Anima - lo sai bene. Hai dimenticato che non mi hai dato cuore? No, ne sono certo. E così non preoccuparti né per te né per me, ma sta' tranquillo, sta' tranquillo, perché non c'è dolore che non causerai, né piacere che non riceverai ".
E quando il giovane Pescatore udì queste parole tremò e disse alla sua Anima," Ma tu sei malvagia, e mi hai fatto dimenticare il mio amore, e mi hai tentato con tentazioni, e mi hai messo i piedi sulla via dei peccati ".
E la sua Anima gli rispose," Tu non hai dimenticato che quando mi mandasti nel mondo non mi desti un cuore. Su, andiamo in un'altra città e facciamo festa poiché abbiamo nove borse d'oro ".
Ma il giovane Pescatore prese le nove borse d'oro e le gettò a terra, e le calpestò.
" No - gridò - non voglio avere niente a che fare con te, né voglio viaggiare con te in nessun luogo, ma così come ti ho scacciato prima, ti scaccerò adesso, poiché non mi hai fatto alcun bene ". E voltò le spalle alla luna, e col coltellino dal manico di verde pelle di vipera cercò di tagliarsi dai piedi quell'ombra del corpo che è il corpo dell'Anima. Ma la sua Anima non si mosse da lui, né badò al suo ordine, ma gli disse," L'incantesimo che ti ha insegnato la Strega non vale più, poiché io non posso lasciarti, né tu puoi scacciarmi. Solo una volta nella vita l'uomo può allontanare la sua Anima, ma colui che riceve la sua Anima per la seconda volta deve tenersela per sempre, e questa è la sua punizione e il suo premio ".
E il giovane Pescatore impallidì e strinse le mani e gridò," Era una Strega falsa, perché non me l'aveva detto ".
" No - rispose la sua Anima - è stata leale con Colui che venera, e la cui serva sarà per sempre ".
E quando il giovane Pescatore seppe di non potersi più liberare della sua Anima, e che era un'Anima
malvagia, e che sarebbe rimasta con lui per sempre, cadde a terra piangendo calde lacrime.
E quando fu giorno, il giovane Pescatore si alzò e disse alla sua Anima," Mi legherò le mani per non poter seguire i tuoi ordini, e chiuderò la bocca per non poter pronunciare le tue parole, e tornerò al luogo dove colei che amo ha dimora. Al mare tornerò, e alla piccola baia dove lei è solita cantare, e la chiamerò e le dirò del male che ho fatto e del male che tu mi hai fatto ".
E la sua Anima lo tentò e disse," Chi è il tuo amore, che tu debba tornare da lei? Il mondo ha creature molto più belle. Ci sono le danzatrici di Samaris che danzano alla maniera di ogni tipo di uccello e di animale. Hanno i piedi, dipinti con l'henné, e alle mani hanno campanelline di rame. Ridono mentre danzano, e il loro riso è limpido come il riso dell'acqua. Vieni con me e te lo mostrerò. Perché cosa è questo tuo scrupolo circa le cose del peccato ? Forse che quel che è piacevole da mangiare non è fatto per il mangiatore? C'è veleno in quello che è dolce da bere? Non farti scrupolo, ma vieni con me in un'altra città. C'è qui vicino una cittadina, in cui è un giardino di magnolie. E in questo leggiadro giardino dimorano pavoni bianchi e pavoni dal petto azzurro. Le loro code quando le aprono al sole sono simili a dischi d'avorio e simili a dischi dorati. E colei che li ciba danza per piacere, e talvolta danza sulle mani e talaltra danza con i piedi. Ha gli occhi colorati con lo stibio, e le narici delicate come le ali di una rondine. Da un gancio in una sua narice pende un fiore intagliato in una perla. Ride mentre danza, e gli anelli d'argento che ha alle caviglie tintinnano come campane d'argento. E perciò non farti più scrupolo, ma vieni con me in questa città ".
Ma il giovane Pescatore non rispose alla sua Anima, ma chiuse le labbra col sigillo del silenzio e con una stretta fune si legò le mani, e tornò al luogo da cui era venuto, fino alla piccola baia dove il suo amore era stata solita cantare. E sempre la sua Anima lo tentò lungo il cammino, ma egli non rispose, né commise alcuna delle malvagità che quella tentava di fargli commettere, tanto grande era il potere dell'amore che aveva dentro. E quando fu sulla sponda del mare, sciolse la corda dalle mani, e si tolse il sigillo del silenzio dalla bocca, e chiamò la piccola Sirena. Ma lei non venne al suo richiamo, per quanto la chiamasse tutto il giorno e la implorasse. E la sua Anima lo scherniva e disse," Certo non hai troppa gioia dal tuo amore. Sei come uno che in tempo di morte versa acqua in un vaso rotto. Dai via quello che hai e niente ti è dato in cambio. Avresti fatto meglio a venire con me, perché io so dove si trova la Valle del Piacere, e quali cose vi vengono fatte".
Ma il giovane Pescatore non rispose alla sua Anima, ma in una spaccatura della roccia si costruì una casa di canne, e vi dimorò per lo spazio di un anno.
E ogni mattina chiamava la Sirena, e ogni mezzodì tornava a chiamarla, e di nuovo a sera pronunciava il suo nome. Ma mai ella sorse dal mare a incontrarlo, né in alcun luogo del mare riusciva lui a trovarla, benché la cercasse nelle grotte e nella verde acqua, nelle pozze della marea e nei pozzi che si trovano in fondo all'abisso.
E sempre la sua Anima lo tentava col male, e gli sussurrava cose terribili. Ma non prevalse contro di lui, tanto grande era il potere del suo amore.
E in capo all'anno, l'Anima pensò fra sè," Io ho tentato il mio padrone col male, e il suo amore è più forte di me. Lo tenterò ora col bene, e chissà che non mi segua ".
Così parlò al giovane Pescatore, e disse," Ti ho detto della gioia del mondo, e tu mi hai fatto orecchio da mercante. Lascia ora che ti dica del dolore del mondo, e può darsi che mi ascolterai. Perché per la verità il dolore è il Signore di questo mondo, né v'è alcuno che sfugga alla sua rete. Vi sono alcuni cui mancano le vesti, e altri cui manca il pane. Vi sono vedove che sono vestite di porpora, e vedove che sono in stracci. Avanti e indietro sulle paludi vanno i lebbrosi, e sono crudeli gli uni con gli altri. I mendicanti vanno su e giù lungo le strade, e le loro borse sono vuote. Per le strade della città si aggira la Fame, e la Peste siede davanti alle porte. Vieni, andiamo ad aggiustare queste cose, e facciamo sì che non siano più. Perché dovresti indugiare qui a chiamare il tuo amore, vedendo che non viene al tuo richiamo? E che cosa è l'amore, che tu debba attribuirgli tanta importanza?".
Ma il giovane Pescatore non rispose nulla, tale era il potere del suo amore. E ogni mattina chiamava la Sirena, e ogni mezzodì tornava a chiamarla , e la notte pronunciava il suo nome. Pure, ella non sorgeva mai dal mare incontro a lui, né in alcun luogo del mare riusciva a trovarla, benché la cercasse nei fiumi del mare, e nelle valli che sono sotto le onde, nel mare che la notte rende purpureo, e nel mare che l'alba lascia grigio.
E in capo al secondo anno, l'Anima disse al giovane Pescatore, di notte, mentre lui se ne stava solo nella casa di canne," Ecco! Ora ti ho tentato col male, e ti ho tentato col bene, e il tuo amore è più forte di me. Perciò non ti tenterò più, ma lasciami entrare nel tuo cuore, affinché possa essere una sola cosa con te come prima ".
" Certo che puoi entrare - disse il giovane Pescatore - perché nei giorni in cui senza cuore andasti per il mondo devi aver sofferto assai ".
" Ahimè! - gridò la sua Anima - non trovo entrata, tanto circondato dall'amore è questo tuo cuore."
" Però vorrei poterti aiutare " disse il giovane Pescatore.
E mentre parlava venne un gran grido di dolore dal mare, il grido che gli uomini sentono quando muore uno del Popolo Marino. E il giovane Pescatore saltò su, e lasciò la sua casa di canne, e corse giù alla spiaggia. E le onde nere venivano rapide alla sponda, recando un fardello che era più bianco dell'argento. Bianco come la cresta dell'onda era, e come un fiore galleggiava sulle onde. E la cresta lo prese dalle onde, e la spuma lo prese dalla cresta, e la sponda lo ricevette, e disteso ai suoi piedi il giovane Pescatore vide il corpo della piccola Sirena. Morto ai suoi piedi esso giaceva.


Sartorio G. A.


Piangendo come uno trafitto dal dolore egli si gettò in terra accanto a esso, e baciò il freddo rosso della bocca, e accarezzò l'umida ambra dei capelli . Si gettò accanto a esso sulla sabbia, piangendo come uno che tremi dalla gioia, e nelle braccia brune se la strinse al petto. Fredde erano le labbra, pure egli le baciò. Salato era il miele dei capelli, pure lo baciò con una gioia amara. Baciò le ciglia abbassate, e la fronda selvaggia che giaceva sulle coppette era meno salata delle sue lacrime.
E alla cosa morta egli si confessò. Nelle conchiglie delle sue orecchie versò il vino aspro del suo racconto. Si mise le piccole mani intorno al collo, e con le dita toccò il giunco sottile della gola. Amara, amara era la sua gioia, e pieno di una strana delizia era il suo dolore.
Il nero mare si avvicinò, e la bianca spuma gemé come un lebbroso. Con bianchi artigli di spuma il mare si aggrappò alla riva. Dal palazzo del Re Marino venne di nuovo il grido di dolore, e lontano sul mare i grandi Tritoni soffiarono rauchi nei loro corni.
" Fuggi - disse la sua Anima - poiché il mare si avvicina e se indugi ti ucciderà. Fuggi, poiché io ho paura, vedendo che il tuo cuore è chiuso contro di me per via della grandezza del tuo amore. Fuggi fino a un luogo dove sarai in salvo. Non vorrai certo mandarmi senza cuore in un altro mondo?"
Ma il giovane Pescatore non ascoltò la sua Anima, ma chiamò la piccola Sirena e disse," L'Amore è meglio della saggezza, e più prezioso delle ricchezze, e più bello dei piedi delle figlie degli uomini. I fuochi non possono distruggerlo, né le acque dissetarlo. Io ti ho chiamata all'alba, e tu non sei venuta al mio richiamo. La luna ha udito il tuo nome, pure tu non mi hai dato ascolto. Perché malvagiamente ti avevo lasciata, e per mia disgrazia mi ero allontanato. Però mai il tuo amore è cessato dentro di me, e sempre è stato forte, né niente ha prevalso contro di lui, benché io abbia guardato il male e abbia guardato il bene. E ora che sei morta, certo morirò con te anch'io ".
E la sua Anima lo pregò di partire, ma lui non volle, tanto grande era il suo amore. E il mare venne più vicino, e cercò di coprirlo con le sue onde, e quando seppe che la fine era vicina baciò con folli baci le fredde labbra della Sirena, e il cuore che era dentro di lui si spezzò. E come per la pienezza del suo amore il suo cuore si spezzò, l'Anima trovò un ingresso e vi entrò, e fu una sola cosa con lui come prima. E il mare coprì il giovane Pescatore con le sue onde.
E al mattino il Prete uscì a benedire il mare, perché era stato inquieto. E con lui andarono i monaci e i musici, e i portatori di ceri, e gli agitatori di incenso, e una gran compagnia. E quando il Prete fu sulla sponda vide il giovane Pescatore giacere annegato sulla spuma, e stretto fra le sue braccia era il corpo della piccola Sirena. Ed egli si ritrasse accigliato,e avendo fatto il segno della croce, gridò forte e disse, " Non benedirò il mare né alcuna cosa che vi si trova. Maledetto sia il Popolo Marino, e maledetti siano tutti coloro che con esso hanno commercio. E quanto a colui che per amore ha dimenticato Iddio, e così giace qui con la sua druda uccisa dal giudizio divino, prendete il suo corpo e il corpo della sua druda, e seppelliteli nell'angolo del Campo dei Follatori,e non contrassegnateli con alcun segno, affinché nessuno possa riconoscere il luogo del loro riposo. Poiché maledetti essi furono da vivi, e maledetti saranno anche da morti ".
E la gente fece come aveva ordinato, e nell'angolo del Campo dei Follatori, dove non cresceva alcuna erba dolce, scavarono una fossa profonda, e vi deposero le due cose morte.
E in capo al terzo anno, e in un giorno che era un giorno sacro, il Prete andò alla cappella , onde mostrare alla gente le ferite del Signore, e parlare loro dell'ira di Dio.
E quando si fu ammantato delle sue vesti, e fu entrato e si fu chinato davanti all'altare, vide che l'altare era coperto di strani fiori che non erano mai stati visti prima. Strani erano alla vista, e di curiosa bellezza, e la loro bellezza lo turbò, e il loro odore era dolce alle sue narici, e si sentì lieto, e non capiva il perché di questa letizia. E quando ebbe aperto il taberbacolo, e incensato il reliquiario che questo conteneva, e mostrata la bella ostia al popolo, e quando ebbe di nuovo celato questa dietro il velo dei veli, cominciò a parlare alla gente, con l'intenzione di parlarle dell'ira di Dio. Ma la bellezza dei fiori bianchi lo turbava, e alle sue labbra venne un'altra parola, e non parlò dell'ira di Dio, ma del Dio il cui nome è Amore. E perché parlò così, non lo sapeva. E quando ebbe pronunciato la sua parola la gente pianse, e il Prete tornò alla sacrestia, e i suoi occhi erano pieni di lacrime. E i diaconi vennero e cominciarono a svestirlo, e gli presero il camice e il cinto, il manipolo e la stola. E lui stette fermo come uno in un sogno.
E dopo che l'ebbero svestito, lui li guardò e disse," Che cosa sono i fiori che stanno sull'altare, e di dove vengono?".
E quelli gli risposero," Che fiori siano non lo sappiamo, ma vengono dall'angolo del Campo dei Follatori".
E il Prete tremò, e tornò alla sua casa e pregò.
E al mattino, mentre albeggiava ancora, andò con i monaci e i musici, e i portatori di ceri e gli agitatori d'incenso, e una gran compagnia, e giunse alla sponda del mare, e benedì il mare, e tutte le cose selvagge che vi si trovano. Anche i Fauni benedì, e le piccole cose che danzano nel bosco, e le cose dagli occhi accesi che sbirciano attraverso le foglie. Tutte le cose del mondo di Dio egli benedì, e la gente fu piena di gioia e di meraviglia. Però mai più nell'angolo del Campo dei Follatori crebbero fiori di alcun tipo, ma il campo rimase sterile come prima. Né il Popolo Marino venne più nella baia come era stato solito fare, poiché andò in un'altra parte del mare.



Oscar Wilde: traduzione di Masolino d'Amico.

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