Ho liberamente tratto questa leggenda da I.Zandonella, "I racconti della Val di Piave". Ho citato testualmente solo qualche passo.Troppo letterario per i miei gusti. E non è Goethe... Ma mi ricordava troppo la canzone di Ron per non postarla... Non so se Ron abbia mai accennato all'origine della storia che gli ha ispirato "Il Gigante e la Bambina"... Sarà che non credo (quasi) mai alle coincidenze...
Anticamente, il Tudaio, la montagna situata al centro dell'Alto Cadore, non esisteva. Al suo posto, si estendeva un'ampia valle verdeggiante, e, nella valle, alla confluenza dei fiumi Ansieri e Piave, c'era la città Euganea.
Gli Euganei, dopo la caduta di Troia, erano stati condotti lì da Antenore ed avevano scacciato la popolazione locale.
Di quella stirpe di Eroi rimaneva Tudaio, loro diretto discendente. E degli antichi Eroi aveva le membra grandi e possenti. In realtà, era un vero gigante e la sua sola presenza salvaguardava la città dai nemici, invidiosi delle sue grandi ricchezze. Tudaio amava, riamato, Soandre, la bella figlia del capo di una piccola tribù di pastori e contadini. Soandre era già promessa ad un nomade e suo padre teneva alla parola data più che alla vita, né si fidava delle attenzioni di un Signore ricco e potente per una povera contadina. Inoltre, trovava innaturale l'unione con quel giovane Gigante. Così, incominciò a seguire e a spiare la figlia, e, una sera, la sorprese mentre tornava con Tudaio dai boschi della Val Piova, dove spesso si incontravano segretamente. Il padre afferrò Soandre per i lunghissimi capelli e la trascinò via, urlando a Tudaio che, se avesse rivisto sua figlia, lo avrebbe ucciso. Ma Tudaio e Soandre non riuscirono a stare lontani e ripresero ad incontrarsi di nascosto sulla collina oltre il fiume. E, una sera, il padre li scoprì, Soandre seduta sulle ginocchia di Tudaio, che le accarezzava i capelli. Pazzo di rabbia, strattonò via la figlia e tese l'arco verso Tudaio. Soandre gli si parò davanti, e supplicò il padre di non far del male al suo innamorato, giacché lei gli avrebbe fatto scudo con il proprio corpo. Ma Tudaio non volle che pregasse ancora per la sua vita. Si alzò e disse, senza arroganza: "Basta, Soandre. Se solo volessi, lo stritolerei con una mano... ma è tuo padre e lo risparmierò ancora una volta." Poi, il giovane Gigante si avviò verso la sua città, ma il padre di Soandre lo colpì alla schiena con una freccia. Tudaio cadde senza un grido e l'ultima cosa che videro i suoi occhi fu Soandre che moriva con il cuore trafitto da una freccia. Poi tutto fu silenzio. "Allora la schiena del Gigante prese ad ingrossarsi, si gonfiò come gobba immensa alzandosi verso il cielo carico di nubi rossastre e di lampi. Intanto il Gigante si era pietrificato mentre ai suoi piedi spirava la dolce Soandre. Poi, tutto ritornò calmo. Se ne andarono le foschie, tacquero i tuoni.....e in fondo alla valle apparve un monte gibboso che prima non c'era...." Ai piedi del monte comparve un torrente dalle acque purissime che andava verso il Piave, ed il suo mormorio pareva un incessante lamento.
"Ancora oggi, il monte Tudaio è lambito, a meridione, dal Rio de Soandre che accarezza le sue pendici".
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