lunedì 13 maggio 2013

Il Pozzo della Giaconera - Una Strana "Bella Addormentata" Piemontese

La racconterò a modo mio. Citerò testualmente solo alcune parti. È letteraria e verbosa, ma il nucleo della leggenda è interessante. E, pur riunendo diversi "tipi", rimanda ad una sorta di "Bella Addormentata" sfortunata, una Giulietta la cui tragedia si ripete ciclicamente, come accade ai mitici Condottieri addormentati nelle viscere di una montagna in attesa del giorno della rinascita propria e di un intero popolo.


Intanto, perché il nome: la " Giaconera ".

"Mille e più anni fa, un'ampia palude si estendeva, florida di giunchi e di canneti, di rane e di zanzare, in Val di Susa, tra le Chiuse di Sant'Ambrogio e le collinette di San Giorio. L'antica strada di Francia correva fra il terreno acquitrinoso e i paesetti che sorgevano alle falde dei monti. Al centro della valle, sulla sommità di un'altura [...], dai tempi dei tempi si levava una casaforte dalle mura solide e spesse [...]. Ma quell'impenetrabile fortezza era accogliente come il più confortevole albergo e la sua fama aveva oltrepassato i confini d'Italia e di Francia, giungendo fino alle Fiandre. Vi sostavano nobili signori, gentili dame, cavalieri solitari e pellegrini stanchi".

Quando i viaggiatori esausti, e stremati dalla paura avendo appena scampato il pericolo del Malpasso infestato dai briganti, scorgevano l'antica fortezza, esclamavano:" La Chacunière (la nostra casa/la casa di tutti)". Nel dialetto locale divenne:"La Giaconera".

La Giaconera era fornita di tutto: fienili, stalle, porticati, la bottega del maniscalco... E torce accese tutta la notte sul torrione indicavano la strada ai viandanti tra le nebbie delle paludi. Al primo piano, camere comode e spaziose attendevano il sonno dei viaggiatori sfiniti. La cucina era il cuore caldo di quell'asilo sicuro.
Un gran fuoco scoppiettava notte e giorno in un camino "così ampio che sotto la cappa ci stava una dozzina di persone e, accanto, i fornelli sempre accesi ed un bancone da cucina che non finiva più...[...]"
C'era anche una cantina ben fornita. "Ma il cuore della Giaconera era il suo pozzo, scavato nell'ampia cucina: un pozzo in pietra, largo e profondo, con un coperchio a due ante, che dava acqua abbondante per il fabbisogno di uomini e animali, ed aveva una storia curiosa e un po' malinconica, che si perdeva nella notte dei tempi, risalendo ad una lontana vigilia del Giorno dei Morti, in cui il vento soffiava dal Monviso..."


 
E F. Brickdale


Un gelido nevischio sferzava la grande Casa. Non c'erano avventori; l'Oste e la sua famiglia, raccolti sotto la gran cappa del camino, se ne stavano al calduccio e arrostivano castagne.
Ad un tratto qualcuno bussò al possente portone. L'Oste corse ad aprire e un giovanissimo, esile soldatino, pallido come un morto, entrò nell'immensa cucina e cadde svenuto dopo pochi, incerti passi. Mentre si afflosciava sul pavimento, perse il berretto, ed una massa di capelli biondi come l'oro svelò che, avvolta in quel ruvido mantello di soldato, c'era una delicata signora. Subito le donne si occuparono di lei: la trasportarono nella camera più bella e calda del primo piano, e la distesero sul letto, e la coprirono con una coperta di pelli d'agnello. Mai avevano visto una creatura più bella.


E. F. Brickdale


La fanciulla, intanto, era rinvenuta, e, pian piano, si rassicurò, grazie alle premure dei suoi ospiti. Pareva, infatti, terrorizzata. Mentre beveva un po' di brodo bollente, raccontò che era in fuga, inseguita dagli uomini del Re suo padre. Era stata promessa, contro la sua volontà ed il suo cuore, al figlio dell'Imperatore, e, per la prima volta, aveva deciso di disobbedire, poiché amava, riamata, un giovane principe che mai sarebbe diventato re.


L'Oste si spaventò non poco, ma, da quel brav'uomo che era, decise di aiutare la principessa. Intanto, la tenne nascosta in casa: il freddo e la bufera di neve avevano certo rallentato la caccia dei suoi inseguitori. E si preoccupò anche di nascondere il bellissimo cavallo nero della fuggitiva in fondo alle stalle, perché un animale di razza così fine non si vedeva facilmente per quei monti.
Venne l'Estate di san Martino, e la Giaconera si riempì di avventori. Molti guardarono con curiosità e desiderio il bel cavallo nero. Anche due monaci gli si avvicinarono, e lo esaminarono ben bene, e non la finivano di far domande. Condotta a spiarli dall'Oste sospettoso, la principessa quasi morì dalla felicità, perché il monaco carico d'anni era il suo Confessore, ed il monaco giovane e bello era l'innamorato per cui aveva rinunciato alla corona di imperatrice! Adesso che si erano ritrovati, si riunirono tutti intorno al fuoco e se ne stettero in silenzio, pensando ad una via di fuga.
Ciascuno azzardò un progetto, ma il piano veniva smontato da tutti gli altri.


E. F. Brickdale


Ad un tratto la nonna, che fino allora era stata ad ascoltare in silenzio, dopo aver preso un pizzico di tabacco dalla sua inseparabile tabacchiera, vi battè sopra tre volte con il dito, sovrappensiero, dicendo:

" Qui ci vorrebbe mago Zabino,
che fa ogni cosa sempre appuntino."

All'istante tutti percepirono uno strano rumore, che giungeva dalla cappa del camino, come un lontano brontolio di tuono. Poi un fumo grigio, profumato di ginepro, si diffuse per tutta la cucina, e ne uscivano parole che parevano arrivare da distanze infinite:


"Voce di donna qui mi ha evocato:
 giovane o vecchia mi ha convocato?"

Ed ecco, tra lo sbalordimento generale, emergere dal fumo, presso il pozzo, una curiosa figura di vegliardo, con una barba bianca che gli arrivava ai piedi.

" Io son l'antico mago Zabino;
 a voi signori, ecco m'inchino,
 quel che vi affanna ditemi pure,
 pene, dolori, ansie, paure...
 Se è in mio potere, vi aiuterò,
 ad ogni guaio rimedierò",

disse, guardandosi intorno con gli occhi vivaci.



E. F. Brickdale


Il primo a riprendersi dallo spavento fu l'anziano monaco che raccontò allo strano personaggio la storia della principessa ribelle per amore di un principe senza corona.
Il mago consultò la pietra rossa del suo anello e divenne tutto scuro in volto.

"Brutte notizie vi devo dare,
ché vostro padre, madamigella,
 è già in viaggio per far la guerra.
 Già la sua armata sta per entrare
 entro i confini di questa terra:
 che decidete di fare, o bella?"

Già di lontano, dalla valle, saliva il suono dei corni di guerra. Il mago lesse ancora la sua pietra e lanciò con un gesto della mano su per il camino una vampa di fuoco che spense tutte le torce in cima al torrione.

"La via che porta qui alla Giaconera
 cerchi l'armata nella notte nera:
Vedremo intanto di trovare il modo
 di districare l'imbrogliato nodo".

In realtà, non sapevano cosa fare. La principessa sperava di persuadere il padre con le buone, il Confessore suggeriva di celebrare immediatamente le nozze e mettere il Re davanti al fatto compiuto, il principe oscillava fra cuore e ragione.
Infine, il parere comune fu che i tre fuggiaschi si nascondessero in attesa che si placasse l'ira del Re padre. Pur riluttante all'idea di affidarsi agli incantamenti, il vecchio monaco accettò che il mago si occupasse della faccenda.
E il mago decise che avrebbe nascosto la principessa in un pentolino in fondo al pozzo, il principe nella pietra del focolare ed il monaco in quella della soglia, facendoli sprofondare in un pesantissimo sonno.
Una volta sbollita la rabbia del Re, la vecchia nonna avrebbe nuovamente evocato il mago battendo tre colpi sulla tabacchiera, il mago avrebbe destato il principe ed il frate che avrebbero tratto dal pozzo la principessa. Ma se qualcosa fosse andato storto, la principessa avrebbe dormito cent'anni... finché, battendo le mani, non l'avessero svegliata le sue damigelle... allora, qualcuno avrebbe dovuto attingere l'acqua dal pozzo ed il pentolino sarebbe salito in superficie. Altrimenti, avrebbe dormito per cento anni ancora. Ma erano così disperati che accettarono il rischio.
Il mago, che si era fatto portare una ventola, un braciere, un pentolino di peltro ed una lunghissima corda, incominciò a gettar erbe profumate sulle braci pronunciando incantesimi, e, mentre un denso fumo riempiva la stanza, la principessa si assottigliava, si struggeva come cera, si scioglieva tremolando come una candela. Il mago ne raccolse ogni goccia nel pentolino e calò il pentolino sul fondo del pozzo con la lunga corda, che poi tirò via.
Quindi, incantò anche il principe ed il monaco nascondendoli nelle pietre della soglia e del focolare. E sparì anche lui, su per la cappa del camino.
L'Oste e la sua famiglia, già sbalorditi dall'aver assistito a tutti quei prodigi, passarono una notte d'incubo perseguitati dai richiami di guerra, e poi di paura, di rabbia e di disperazione dell'armata del Re che si era perduta nelle nebbie per l'incantamento del mago alla ricerca della Giaconera "che ancora non hanno trovato: perché anche oggi, nelle notti di nebbia, lamenti di voci spaurite accompagnano, lungo la Dora, lo scalpiccio affannoso di zoccoli e di piedi sulla ghiaia... Il Re impazzì per il dolore di aver perso il suo esercito; e giungendo fuori di senno alla Giaconera, ruppe l'incantesimo del mago, condannando, senza saperlo, la figlia, il principe e il frate a restare prigionieri della magia per cento anni... forse per sempre.
Qualcuno racconta che ancora adesso, dal fondo del pozzo, di tanto in tanto, giunge il pianto della principessa che implora aiuto.
Ma dov'è il pozzo?
Non lo sa più nessuno".


A.Rackham


Con il passare degli anni, le frequenti alluvioni lasciavano spessi strati di fango indurito su cui si costruìvano nuovi pavimenti. Così il parapetto del pozzo era sempre più alto, la corda sempre più lunga, l'acqua sempre più inabissata ...
"Il fragore del secchio che sprofondava nella gora finì col rimbombare con un'eco spaventosa, e le serve si rifiutavano di tirar su l'acqua, per paura degli spiriti folletti che giù sul fondo ballavano per certo il rigodone. Sottovoce raccontavano la storia della principessa che dorme nel pozzo e si desta ogni cent'anni; e, quando sta per aprire gli occhi, si sentono le dame di compagnia che battono le mani per svegliarla."
Nel corso dei secoli, uno degli Osti decise di farsi calare nel pozzo. E si accorse con terrore che giù giù, proprio in fondo, il pozzo era sospeso nel vuoto "sopra una caverna piena d'acqua che mandava azzurri bagliori."
Terrorizzato, chiuse il pozzo per sempre. "Passarono gli anni. La gente continua a ricordare la storia della principessa addormentata, ma non si sa più dove sia.
E allora?


"O Piera, Piera
Lascia ogni cosa così com'era.
Rimanga il pozzo dove non sai:
Tu a cercarlo non andar mai."


Liberamente tratta da:
" Stòria e lgenda dla Val Susa " di V. Ilotti

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