lunedì 13 maggio 2013

Il Loup-Garou - Il Lupo Mannaro Haitiano

Genericamente si può definire il loup-garou haitiano come uno stregone che ha il potere di trasformarsi in animale, in pianta o anche in un oggetto. La figura, quindi, è molto simile a quella del loup-garou francese e al più comune lupo mannaro della tradizione folklorica italiana. Ad Haiti, soprattutto nella zona di Marbial, si ritiene che i loup-garou siano esclusivamente di sesso femminile e che succhino il sangue dei bambini in tenera età (la stessa credenza si riscontra in Africa).
La paura che incutono è molto viva sia presso i cattolici sia presso i protestanti e i voduisti. Monique, una mia informatrice di fede protestante (non particolarmente sentita), mi ha assicurato che ancor oggi può essere pericoloso camminare di notte fuori città per l'eventualità di incontrare uno di quei sinistri personaggi.
Non si diventa quasi mai, secondo la tradizione, lupi mannari per propria volontà: in genere ciò è frutto di un destino del quale, almeno al principio, non si è neppure coscienti. Spesso il potere di trasformarsi è una tara ereditaria, o anche una specie di malattia che contagia chiunque porti, senza saperlo, un vestito o un oggetto appartenuti ad un lupo mannaro.
A volte la condizione di semiferinità temporanea può essere una contropartita per i vantaggi procurati dall'acquisto di un oggetto o di un talismano che sia stato preventivamente "drogato" e che porti fortuna, costringendo però il proprietario a essere lupo mannaro. Secondo Metraux, "la donna lupo mannaro che intraprende una spedizione notturna, comincia con l'alzare tante dita quante sono le ore che intende rimanere lontana da casa, oppure accende una candela marcata da tre tacche: la spedizione rischia di finir male se non è di ritorno prima che la fiamma abbia raggiunto il terzo taglio. Prese queste precauzioni, essa si spoglia della propria pelle, strofinandosi il collo, i polsi e le caviglie con un decotto d'erbe magiche. Per paura che incartapecorisca durante la sua assenza, la mette in un luogo fresco: in una giara o vicino a una brocca d'acqua. Ridotta alla carne viva, la donna lupo-mannaro esegue con le braccia e le gambe i movimenti preparatori per il volo. Fiamme le escono dalle ascelle, ali di tacchino le spuntano sulla schiena. Prende il volo attraversando il tetto della casa. Le lamiere di latta costituiscono per i lupi mannari un ostacolo invalicabile, non a causa della materia, ma perché sono fissate alla struttura con chiodi che posseggono la magica virtù di arrestare streghe e stregoni".

Nel caso in cui la capacità di trasformazione sia la conseguenza di un  patto con uno stregone, può succedere questo:

"Colui che ha la sfortuna di essere un loup-garou è costretto a cedere al proprio bakor (stregone) una vittima umana ogni anno, secondo l'usanza conosciuta come "pagare il debito". Se per una qualsiasi ragione questa scadenza non viene rispettata, il loup-garou rischia di morire: sarà lo stesso bokor che prenderà la sua vita.

Una volta, un uomo che era rimasto vedovo, dopo un lungo periodo di solitudine, decise di dividere la sua vita con una donna, che divenne la sua amante. Questa era molto carina, ma aveva un grosso difetto: era figlia di una donna loup-garou.
La convivenza andò avanti abbastanza tranquillamente, finché, un maledetto giorno, la donna loup-garou andò a trovare la figlia a casa della coppia.
Dopo essersi salutate affettuosamente, le due donne si sedettero a prendere un caffè.
Mentre aspettavano che fosse pronto, la ragazza notò l'espressione abbattuta della madre e gliene chiese il motivo. Dopo aver pensato in silenzio, la donna tirò un lungo sospiro e iniziò: "Cara figliuola, mi trovo in un guaio, un guaio davvero brutto. Tu sai quello che sono. E sai anche che quelli come me devono pagare ogni anno un tributo al bokor. Ma quest'anno, me maledetta, non sono ancora riuscita a dargli una vittima da sacrificare; se non provvederò entro stanotte, di certo perderò la vita e tu non vedrai mai più la tua cara madre".
La ragazza, che nonostante tutto adorava quella donna, le si gettò al collo, disperata.
Cominciò ad abbracciarla e a baciarla, e intanto le lacrime le scendevano giù a fiumi.
Non tollerava l'idea che qualcuno potesse portargliela via: avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non perderla, e glielo disse.
Il loup-garou allora cercò di cogliere la palla al balzo e, per salvarsi, fece alla figlia la seguente proposta: l'uomo con il quale viveva la giovane in fondo non era il suo vero marito, e forse sarebbe valsa la pena sacrificarlo se ciò avesse significato la salvezza per la madre. Così la donna chiese alla figlia di uccidere l'amante per offrirlo al temuto bokor da cui dipendeva.
La ragazza, sia pure a malincuore, accettò e insieme elaborarono il macabro piano: al ritorno dell'uomo la figlia avrebbe preparato un bagno caldo e quando questi vi si fosse immerso senza sospettare nulla, la vecchia, trasformatasi in calabrone, sarebbe entrata nel suo corpo attraverso le narici, uccidendolo.
Nel frattempo, l'unico figlio dell'uomo era nascosto dietro una porta e riuscì ad ascoltare tutto il piano diabolico. Così aspettò spaventatissimo il padre e al suo ritorno gli raccontò tutto.
Questi decise allora di assecondare la sua donna, e quando ella gli propose di fare il bagno accettò. Ma prima di immergersi nella conca andò a prendere una grossa canna dalla cucina e la portò con sè. La donna ne fu molto meravigliata, ma il suo amante la rassicurò dicendole che aveva voglia di scherzare un po' e voleva usare la canna per giocare con l'acqua.
Poi si immerse con la sua robusta e flessibile canna e rimase ben all'erta aspettando il calabrone. "Zzzzzzz! Zzzzzzz !", finalmente l'animale arrivò, piccolo e nero come la pece.
Sempre disteso nella conca, l'uomo faceva finta di nulla, aspettando che l'insetto gli venisse più vicino e, quando fu sicuro di prenderlo, zac!, con un sol colpo spezzò in due il calabrone, troncandogli di netto la testa, che andò a finire nell'acqua, mentre le zampette attaccate al corpo ancora si muovevano rapidamente.
Nell'istante preciso in cui il corpo del calabrone rimase immobile e senza vita, la madre della ragazza morì. La giovane, distrutta dal dolore, si scagliò contro il proprio uomo accusandolo di aver ucciso la madre. Ma l'uomo, convinto di essere nel giusto, le spiegò che quella non era esattamente una donna, ma un feroce loup-garou e come tale meritava la morte.
Ma la ragazza non voleva sentir ragioni e continuava a piangere e ad accusarlo. A quel punto l'uomo decise che la cosa migliore da fare era abbandonare quella donna e quella casa: prese con sè il figlioletto che lo aveva salvato e non tornò mai più indietro".

Da: "Miti e Leggende dei Caraibi", di C.Corvino

Sottolinerei alcuni punti:

Come è ovvio, essendo la cultura haitiana un misto di quella francese e di quella africana, mi sembra opportuno fare dei distinguo. Ho già avuto occasione di rammentare che, nei nostri miti più antichi, e nel folklore africano, orientale, ecc., la trasformazione avviene al contrario. E' il lupo, (o la tigre, o lo sciacallo...), che si trasforma in uomo per ingannare, violentare, riprodursi, uccidere, divorare. Naturalmente, la tigre è "la Tigre", non una tigre qualsiasi. E' l'antenato totemico, ridotto, poi, alla forma visibile di un dèmone avido di quella carne umana che, un tempo, era suo diritto ricevere come tributo di gratitudine per aver insegnato i segreti della caccia agli iniziati del suo clan. Secondo la versione più antica del mito, il lupo (o tigre, o sciacallo, ecc...) poteva trasformarsi in qualsiasi altro animale o pianta o oggetto, persino in un sasso.
Ciò detto, passiamo ad una caratteristica che abbiamo visto a proposito delle leggende sul gufo (e sul gatto): le prede preferite sono bambini, preferibilmente lattanti, a cui succhiano il sangue.
Quindi l'ultimo punto: il nesso strettissimo fra strega e loup-garou. E non parlo di streghe per ereditarietà, ma , precisamente, di quelle apparentemente tranquille massaie (africane o italiane non fa differenza) che hanno stipulato un patto infernale e scivolano via nottetempo dai letti dei pacifici mariti per volare al sabba, dopo essersi unte con balsami misteriosi. Spesso trasformate in un insetto. Il preferito è la mosca.
Malefiche cenerentole, hanno orari e modalità da osservare scrupolosamente per non incorrere in punizioni orribili. E sempre, fate o streghe o lupi mannari o maligne ondine, ricorrono l'acqua e il fuoco, le ali (di cigno...o di tacchino) e la figliolanza di sesso femminile. Non a caso, in questa leggenda, la moglie dell'uomo, pur controvoglia, è complice e sodàle della propria madre, mentre è il suo bambino, il maschio, che la "tradisce", salvando la vita del proprio padre.

Rieditato, unendo due post: la premessa e il racconto "Il Debito".


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